La geopolitica della nuova Lega Pro: sessanta squadre in tre gironi, tra blasone e nuove realtà

Sessanta squadre in tre gironi da venti sparse in tutta Italia. La nuova Lega Pro unificata ha preso forma per quella che sarà la sua prima stagione, ridisegnando la mappa del calcio professionistico italiano. La Lombardia si conferma quale regione maggiormente rappresentata nel terzo e ultimo gradino delle serie professionistiche con le sue undici squadre, seguite dalle otto squadre di Campania e Toscana. Tre regioni che, sommate, portano in dote più della metà delle squadre partecipanti al campionato.

Squadre di blasone con progetti e investimenti di spessore oltre a piccole realtà provinciali e un unicum nel calcio professionistico italiano: il Girone A presenta una varietà di situazioni a livello societario, a partire da squadre che hanno visto la massima serie anche in epoca recente, come Novara, Como e Vicenza. A queste si aggiungono i progetti ambiziosi della Cremonese, che ha alle sue spalle l’imprenditore Giovanni Arvedi, e del Venezia, di proprietà del russo Korablyn, intenzionato ad investire sulla costruzione di un nuovo impianto nella città lagunare. Non mancano piccole realtà quali la Giana Eriminio e le già consolidate FeralpiSalò e Bassano Virtus, ma è il modello del Südtirol a suscitare maggiore interesse: la squadra altoatesina (finalista dei playoff nella passata stagione, n.d.r.) ha lanciato nel 2009 il progetto “Vision 2015”, una sorta di azionariato popolare che ha portato oltre trecento soci ad investire nel progetto Südtirol per un nuovo stadio e per l’obiettivo Serie B in cinque anni.

Gran numero di nobili decadute del calcio italiano anche nel Girone B: tornano tra i professionisti squadre come Ancona, Pistoiese e Lucchese, oltre alla città di Piacenza rappresentata però dalla Pro Piacenza. Riparte dalla Lega Pro anche l’Ascoli, che nella passata stagione è riuscita a salvarsi dopo un fallimento e il successivo passaggio di consegne della società all’asta a tempo di record, precedendo quanto successo in seguito col Bari.

Il girone sulla carta più blasonato è quello del Sud, che tra vecchie glorie e nuove arrivate lascerà sicuramente scontento qualche presidente desideroso di centrare la Serie B già quest’anno. Un obiettivo che per il Lecce della famiglia Tesoro diventa praticamente obbligatorio dopo le finali playoff degli ultimi due anni, discorso applicabile anche alla famiglia Vigorito e al Benevento dopo anni di investimenti senza mai ottenere una promozione storica nella serie cadetta. Ambizioni rinnovate anche per la Salernitana gestita dalla coppia Lotito-Mezzaroma, dopo un anno di assestamento, così come per il Messina di Pietro Lo Monaco, ormai giunto al terzo anno da proprietario, che si riaffaccia nella terza serie professionistica. Un quadro a cui vanno aggiunte le speranze di una pronta risalita da parte della Reggina, oltre che i ritorni di realtà quali Foggia e Cosenza.