Barcellona tra record di ricavi e voglia di Liga, Grau: “Non vogliamo lasciare il campionato spagnolo”

La soglia dei settecento milioni è varcata: il Barcellona “risponde” a Real Madrid e Manchester United segnando il nuovo record di ricavi per un club calcistico. La stagione 2016/17 sarà anche stata avara di successi sul campo per gli azulgrana, ma i 708 milioni di fatturato valgono ai catalani il titolo di società più ricca del mondo. Ricavi in aumento del 4% rispetto all’esercizio precedente, con un dato superiore rispetto alle aspettative di un anno fa, quando le previsioni erano di “soli” 695 milioni. A fronte di un leggero calo sul fronte marketing, il Barcellona è riuscito a fare meglio del previsto grazie alle plusvalenze e al botteghino. In linea con gli obiettivi, invece, l’utile netto da 31 milioni di euro (circa quattro milioni in più rispetto a quanto prospettato nel 2016), leggermente in calo se messo a confronto con i 36 milioni registrati nell’esercizio precedente.

Stesso numero di partite giocate, spettatori in diminuzione, ma ricavi da stadio in aumento. Un insperato “effetto Camp Nou” ha permesso al Barcellona di rispettare le attese per ciò che riguarda le entrate: l’impianto casalingo ha fruttato 175 milioni al club catalano, nove in più rispetto alle previsioni e diciassette in più rispetto alla stagione 2015/16. In aumento anche i ricavi da cessione dei diritti media, pari a 178 milioni di euro. Un anno fa il Barça ottenne dieci milioni in meno, ma le attese per la stagione conclusa a giugno erano di poco più alte (previsione da 181 milioni). Nulla di paragonabile al passo indietro fatto alla voce marketing: lì dove la dirigenza azulgrana si attendeva il balzo da 268 a 285 milioni di euro è arrivato il segno meno. Alla fine sono stati iscritti a bilancio 264 milioni di euro, circa l’1% in meno dall’esercizio precedente. Immutata la quota derivante dai soci, pari a 18 milioni

La traiettoria dei costi continua a seguire quella dei ricavi, quindi anche qui per il Barcellona arriva un primato mondiale. In tutto sono pari a 677 milioni di euro, con una massa salariale complessiva di 479 milioni. Cifra destinata ad aumentare esponenzialmente con i rinnovi di contratto all’orizzonte: tra Messi, Pique, Suarez, Iniesta e Sergi Roberto, la previsione è di circa 150 milioni di euro in più da mettere nel conto degli stipendi. Un macigno dal punto di vista economico, sostenibile però con la cessione di Neymar, sia per il risparmio di circa 44 milioni che per i 222 milioni incassati per il suo passaggio al Paris Saint-Germain. Le aspettative per l’esercizio 2017/18 sono infatti quelle di un ulteriore record di ricavi, ovvero 897 milioni di euro. Quanto basta per reggere l’urto di un tale monte stipendi e per mantenere risultati immutati rispetto all’ultimo esercizio: l’utile netto previsto è di 27 milioni, con costi pari a 865 milioni.

Davanti ad uno scenario simile, collocare il Barcellona in un ambito politico caldo come quello attuale della Catalogna non è semplice. È evidente come la partecipazione alla Liga abbia un peso fondamentale nei ricavi del club azulgrana (i soli diritti media valgono il 25% del fatturato nel 2017) ed è chiara l’intenzione da parte della dirigenza di non cercare soluzioni alternative alla propria presenza nel campionato spagnolo: “La Liga e il Barça devono proseguire mano nella mano, il Barcellona vuole continuare a giocare nella Liga – ha dichiarato il CEO Oscar Grau alla presentazione del bilancio -. Le nostre previsioni sono fatte in base alla partecipazione alla Liga e alla Copa del Rey, però mi rimetto alle dichiarazioni del presidente Bertomeu. L’obiettivo è giocare e provare a vincere in tutte le competizioni a cui prenderemo parte”.