Un punto di penalizzazione e 100 mila euro di multa per il Napoli,
9 mesi a testa di squalifica per Grava e Cannavaro. Queste le richieste del Procuratore Federale Stefano Palazzi nel processo di primo grado al calcio scommesse sul filone napoletano d'inchiesta. A far scattare il procedimento davanti alla Commissione Disciplinare della Figc, l'ammissione di responsabilità dell'ex terzo portiere Matteo Gianello, sul tentativo di combinare Sampdoria-Napoli del maggio 2010. Una proposta, quella di alterare il risultato della partita in favore dei blucerchiati che l'estremo difensore avrebbe formulato nello spogliatoio ai suoi due compagni, ricevendo in cambio un netto rifiuto. Non abbastanza, però, per evitare a entrambi il deferimento per omessa denuncia, che ha spinto Palazzi a chiedere una pena di 9 mesi di squalifica. Per Gianello, invece, la Commissione ha respinto il patteggiamento proposto dalla Procura Federale per una pena di 16 mesi perché "non riscontrati estremi per la collaborazione fattiva tali da giustificare l'applicazione dell'articolo 24", la collaborazione fattiva. Inutili i tentativi di trovare un nuovo accordo: per l'ex terzo portiere Palazzi ha allora chiesto 3 anni e 3 mesi di squalifica.
Gianello, presente nell'aula allestita presso l'hotel Parco dei Principi, aveva chiesto alla Commissione Disciplinare di patteggiare a un anno e 4 mesi. "Gianello ha tenuto un atteggiamento collaborativo – ha riconosciuto il Procuratore Palazzi – e ha reso possibile il consolidamento di elementi che altrimenti avrebbero avuto un peso opinabile nei diversi gradi di giudizio. La Procura ritiene pertanto che il tesserato possa essere ammesso al beneficio e ritiene congrua la sanzione di un anno e 4 mesi, partendo dalla pena di 3 anni e 3 mesi, ridotta ai sensi sia dell'articolo 23 che 24". "L'atteggiamento di Gianello è stato più che mai collaborativo – ha sottolineato il suo legale, Eduardo Chiacchio -, vi chiedo di tenere in considerazione che il calciatore per il clamore della vicenda non ha più giocato a calcio".
La reazione del Napoli è affidata a Andrea Chiavelli, amministratore delegato del club: "Vorrei ricordare un dato di carattere anagrafico: l'attuale Napoli ha solo 8 anni di vita e da quel momento il club ha compiuto un percorso di correttezza e rispetto dei valori dello sport. Riteniamo di aver posto in essere comportamenti sempre rispettosi, diventando anche un modello di struttura organizzativa. Uno dei punti cardine è il nostro equilibrio nei comportamenti, su cui ci interessa sia portata attenzione. Il Napoli è parte lesa e questa circostanza è palese, perché la società non ha strumenti adeguati per poter incidere in queste vicende. Il danno che rischiamo di subire è di grande rilevanza, e essere privati di due calciatori attualmente tesserati sarebbe un danno rilevante, come la penalizzazione in punti in un campionato quasi a metà del suo svolgimento. Questo alla luce di un equilibrio che sono certo verrà tenuto in considerazione".
Palazzi nella propria requisitoria punta sulla concordanza tra quanto Gianello aveva riferito all'ispettore Vittoria, suo confidente (che ha poi reso relazione di servizio e testimonianza alla Procura di Napoli) e quanto confermato di fronte alla Procura Federale, nonostante la discordanza sul fattore Quagliarella, che l'ex portiere aveva raccontato di aver tentato di coinvolgere – pur ricevendo un rifiuto – parlando con l'agente di polizia e poi invece escluso dai nomi a cui avrebbe proposto l'illecito davanti a Palazzi. Dura la replica del legale di Paolo Cannavaro, avvocato Luciano Ruggiero Malagnini: "A questo processo c'è un assente: manca Quagliarella. O il poliziotto dice bugie o le bugie le dice Gianello. Perché, ci dice la testimonianza del poliziotto, bisognava impedire a Quagliarella di segnare un gol. Ed è sempre Gianello la fonte di informazione. E Gianello per 8 volte davanti alla Procura della Repubblica dice sempre che nella sua vita non ha mai scommesso. Poi ascoltate le intercettazioni ammette. E sui contatti con Cannavaro e Grava ha fornito quattro differenti versioni, con una serie di interminabili contraddizioni che non possono integrare l'ipotesi di responsabilità del mio assistito".
Anche il legale del Napoli, Mattia Grassani, punta sulle incongruenze nella ricostruzione dei fatti: "Nella deposizione alla Procura di Napoli Gianello dice di non ricordare con esattezza la cifra che Giusti avrebbe messo a disposizione per alterare la gara, ma che si trattava di decine di migliaia di euro, in Procura Figc dice invece che Giusti mise a disposizione del denaro ma non entrò mai nel merito della cifra. Divergenza nel racconto che collide con la credibilità del soggetto. Gianello è soggetto ai margini della rosa. Non si capisce poi perché si sarebbe dovuto mettere in moto questo meccanismo per alterare una partita che vedeva la Sampdoria alla ricerca di punti per andare in Champions e un'altra del tutto priva di motivazioni. E perché Gianello, che non ha rapporti privilegiati con Grava e Cannavaro, avrebbe dovuto avvicinarli nello spogliatoio per chiedergli di giocare senza particolari motivazioni quella partita?".