Nel calcio italiano dovrà esserci più meritocrazia attraverso una distribuzione dei diritti tv che tenga conto dei risultati sportivi dell'ultima stagione. Questo ha chiesto l'Antitrust invitando Governo e Parlamento a rivedere i parametri fissati dalla legge Melandri che dal 2008 ha reintrodotto in Italia la commercializzazione collettiva. In effetti, confrontando le regole in vigore in serie A con quelle in voga in Premier e Bundesliga si nota nei due tornei stranieri una maggiore propensione "solidaristica".
In effetti, a differenza dell'Italia, la quota dei diritti tv suddivisa in parti uguali è sia in Inghilterra che in Germania del 50%, anziché del 40. In Premier e Bundesliga poi non esiste il parametro legato ai bacini d'utenza (30%) e al numero dei tifosi (e "bocciato" dall'Antitrust).
In Premier la restante parte dei diritti tv spetta per il 25% sulla base dell'ultima classifica e per il 25% in base alle partite effettivamente trasmesse (visto che solo un terzo circa dei match è coperto dal contratto tv). In Germania, invece, si tiene conto dei risultati dell'ultimo triennio (in base ai quali viene distribuito il 25% dei ricavi tv) e dell'ultimo torneo (in base a cui si assegna il restante 25).
Dunque, dalla posizione in classifica conquistata nell'ultimo campionato dipendono percentuali notevolmente diverse: in Premier 25%, in Bundesliga il 25%, più un 8% che incide sulla quota dei risultati triennali, in Italia il 5%. Ma di che cifre parliamo? Grosso modo i diritti tv valgono 1,3 miliardi di euro in Premier (un miliardo di diritti nazionali e un altro 30% di diritti esteri), 600 in Bundesliga e circa 900 (al netto della mutualità per le serie minori) in Serie A. Dall'ultima classifica dipendono perciò, 250 milioni in Inghilterra (se calcoliamo solo i diritti nazionali), circa 150 milioni in Germania e 45 milioni in Serie A.
La Lega ha già introdotto, a dire il vero, qualche correttivo. Dal prossimo anno la quota aggiuntiva di ricavi derivanti dal contratto collettivo 2012-2015, pari a 16 milioni e a 40 milioni (nell'ultimo anno i diritti tv saranno pari a 1.006 milioni di euro) sarà ripartita tra le prime dieci squadre in graduatoria, in media 4 milioni di più a team. Nel 2015, in definitiva, il merito sportivo assegnerà circa 85 milioni, poco meno del 10% degli introiti televisivi. Quota che però potrebbe raddoppiare salendo a 160 milioni se il Governo dovesse accogliere i rilievi dell'Autorità eliminando il riferimento ai risultati dal 1946/47 e dirottando un altro 10% di introiti tv sull'ultima graduatoria.
Ecco come vengono suddivisi i diritti tv in Europa:
In Serie A
Ripartizione delle risorse ottenute della vendita collettiva:
– 40% in parti uguali;
– 30% sulla base del bacino d’utenza (25% sulla base dei sostenitori e 5% sulla base della popolazione residente nel Comune in cui gioca la squadra);
– 30% sulla base dei risultati ottenuti dalla squadra (5% sulla base dei risultati della stagione, 15% sulla base dei risultati del quinquennio precedente, 10% sulla base dei risultati storici dal 1946/47).
In Premier league
Ripartizione delle risorse ottenute della vendita collettiva:
– 50% in parti uguali;
– 25% sulla base delle partite del club trasmesse;
– 25% sulla base dell’ultima classifica.
In Bundesliga
Ripartizione delle risorse ottenute della vendita collettiva:
– 50% in parti uguali;
– 25% sulla base delle classiffiche del triennio precedente;
– 25% sulla base dell’ultima classifica.
Nella Liga spagnola
I diritti tv sono venduti dai singoli club.