Defiscalizzare le assunzioni dei giovani calciatori per rilanciare il movimento. La Lega Pro sperimenterà per tre anni un taglio radicale del "cuneo fiscale", garantendo ai club che ingaggeranno calciatori dai 18 anni in su, al primo contratto professionistico, uno sconto di circa 5mila euro sulle ritenute Irpef che, per accordo in media da 20/22mila euro di stipendio a stagione, significherà un abbattimento quasi integrale del prelievo.
Il mondo del calcio si appresta dunque a concretizzare quello che per associazioni di categoria e sindacati, impegnati con il Governo Letta in una trattativa complessa per delineare analoghe forme di alleggerimento del costo del lavoro e per individuare adeguate forme di finanziamento, resta per ora un "sogno". Un problema, quello dei finanziamenti, che le società della vecchia serie C grandi e piccole (si va dal Lecce al Perugia, dal Castel Rigone e al Gavorrano) non avranno, grazie a fondi stanziati oltre 13 anni fa dalla legge Finanziaria per il 2001 (la n. 388/2000), rimasti sostanzialmente inutilizzati. La disciplina all’epoca varata per agevolare l’ingresso dei cosiddetti "giovani di serie", che prevedeva uno sgravio di un milione di lire, non ha avuto infatti frequente applicazione per una serie di restrizioni che il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, al termine dell’incontro di mercoledì scorso con il presidente della Lega Pro Mario Macalli e con il direttore generale Francesco Ghirelli, si ora è impegnato a eliminare. Aggiornando l’articolo 145 (comma 13) della legge n. 388 si potrà così finalmente sbloccare risorse, già esistenti, per circa 8,4 milioni di euro: in questo modo, cancellando il limite attuale di 516 euro, si potrà assicurare un bonus di circa 5.200 euro ai 300/400 nuovi contratti da professionista stipulati ogni stagione dalle società di Lega Pro.
Al termine di questa sperimentazione triennale si potrà rimettere mano alla legge italiana sul professionismo sportivo, la n. 91, che risale al 1981. Un altro ambizioso obiettivo della Lega Pro è quello di vedere legislativamente riconosciuta ai club calcistici la facoltà di avvalersi dell’apprendistato o altre forme di contratti flessibili. Quella del calciatore-apprendista, inserita nell’ultimo contratto collettivo di Lega Pro, appare come una figura "atipica", ma per i club già falcidiati dalla crisi che ne ha fatti già sparire 21 su 90 (e dal prossimo torneo si scenderà a 60) e alle prese con un processo di risanamento dei conti che si annuncia non breve, i vantaggi tributari che ne deriverebbero potrebbero rivelarsi essenziali (oltre al fatto che da quest’anno saranno premiati team con l’età media più bassa). I team della vecchia serie C nel 2012 hanno registrato fatturati medi di 3 milioni di euro in Prima divisione a fronte di costi di produzione di 4,3 milioni, rappresentati per l’80% da costo del lavoro, mentre in Seconda divisione hanno avuto ricavi medi per 1,6 milioni dovendo sostenere costi per circa 2 milioni (due terzi dei quali derivanti da spese per l’organico). Rispetto a un fatturato totale di 130 milioni, inoltre, hanno versato ritenute Irpef per 17 milioni, contributi previdenziali per 22 milioni e 2 milioni di Irap.
Anche se non tutte le società potranno accedere i benefici. Saranno ammesse al taglio del cuneo solo quelle che, sul modello dei club francesi o dell’Ajax, assicureranno ai giovani calciatori, accanto alla formazione sportiva, quella scolastica, professionale (attraverso accordi con le Regioni) ovvero universitaria. E che si impegneranno ad avviare, attraverso il tirocinio, un paio di atleti usciti fuori dal percorso calcistico a carriere lavorative interne, dirette, per esempio, alla valorizzazione degli stadi polifunzionali e alla sicurezza.
(Dal Sole 24 Ore del 15 settembre)