L’arretratezza delle infrastrutture costa allo Sport italiano un miliardo all’anno in mancati guadagni. La sola serie A, che a differenza delle altre Leghe europee non è riuscita ad ammodernare i propri stadi (a parte Juve e Udinese), patisce un gap di circa 750 milioni.
Ecco perché il volano di una legge sull’impiantistica sportiva, senza dimenticare l’effetto propulsivo che avrebbe sul settore edilizio, è cruciale e, visto l’impegno assunto dal premier Enrico Letta e dal vicepremier, Angelino Alfano, il presidente del Coni Giovanni Malagò non perde le speranze («Ma o la cosa va in porto nel giro di pochi giorni – ha sottolineato – oppure l’ottimismo deve definitivamente mettersi da parte»).
Il provvedimento che avrebbe dovuto essere inserito nella Legge di Stabilità, dopo le polemiche su presunti rischi di cementificazione selvaggia, è stato stralciato. L’emendamento bloccato a Palazzo Madama, a fronte delle scarse risorse pubbliche a disposizione (45 milioni in tre anni) prevedeva un iter amministrativo accelerato (14/15 mesi) per realizzare o ristrutturare impianti per tutte le Federazioni (con capienza minima di 500 posti per quelli indoor e 2mila per quelli all’aperto) e modelli di project financing basati sul ricorso a "compensazioni immobiliari". Si contemplava, in effetti, la possibilità che il progetto potesse «prevedere uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici, entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi», in modo da essere «funzionale al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario».
Il punto adesso è capire se e come questa disciplina sarà recuperata. Il rischio è quello di un inesorabile impoverimento dello Sport italiano (anche di base) che deve fare i conti con impianti vetusti. In Serie A gli stadi (per l’85% di proprietà delle amministrazioni comunali) hanno un’età media di 63 anni, in Serie B di 54, in Lega Pro di 59, mentre i palazzetti hanno in media 61 anni.
Il raffronto con le altre Leghe europee elaborato da Michele Uva, Dg del Coni ed ex direttore del centro studi Figc, dimostra i danni economici che derivano da questa "obsolescenza". La media degli spettatori per partita della Serie A è diminuita dai 34mila del 1989-90 ai 22mila del 2011-12. L’esperienza inglese seguita all’emanazione del Taylor Report dell’89, con investimenti in stadi fra il 1993 e il 2012 per 3,3 miliardi di sterline e quella tedesca legata ai Campionati del Mondo del 2000 provano invece che il rinnovamento degli impianti italiani porterebbe a un aumento degli spettatori del 40%, vale a dire sei milioni in più rispetto ai 15 milioni che nella stagione 2011/12 hanno seguito dal vivo match di Serie A, B e Lega Pro. Elevando il livello dei servizi, la qualità delle strutture, i sistemi di sicurezza, in Serie A si potrebbe aumentare poi il prezzo medio dei biglietti rispetto agli attuali 20 euro di almeno quattro (+20%). Incremento che moltiplicato per quello dell’affluenza genererebbe ricavi da gare aggiuntivi per il solo calcio professionistico di 180 milioni.
Stessa dinamica avrebbero gli incassi legati ai consumi del match-day: oggi in Italia la spesa media per uno spettatore (biglietto escluso) è pari a 3,5 euro (in Inghilterra e Germania siamo sui 20 euro). Grazie all’ammodernamento di impianti e servizi (ristorazione) la spesa pro capite potrebbe salire di 12-15 euro con una crescita di fatturato tra gli 80 e i 125 milioni. Per non parlare poi della corporate hospitality e degli sky box, da cui i club italiani ottengono oggi intorno ai 25 milioni a causa delle carenze degli impianti, a fronte di un "mercato" che se valorizzato appieno potrebbe produrre un giro d’affari di oltre 350 milioni. Il calcio italiano è in ritardo anche sul fronte dei naming rights, mentre tra il 2007 e il 2011 i ricavi da questa fonte nel calcio europeo sono raddoppiati fino a sfiorare i 100 milioni.
Se a queste entrate si aggiunge l’uso degli impianti multifunzionali nei giorni in cui non si gioca e l’aumento dell’appeal del settore marketing/commerciale, le risorse extra che stadi nuovi e moderni potrebbero produrre superano per la serie A i 750 milioni e se consideriamo gli altri tornei di calcio e le altre discipline il saldo potrebbe sfiorare il miliardo.
(Dal Sole 24 Ore del 5 dicembre 2013)