Un giallo o forse sarebbe più esatto dire una pantomima. La cessione del Parma Fc riserva ogni giorno una sorpresa. E quasi mai piacevoli. Dopo la smentita di ieri (con la successiva risposta di Ghirardi), Pietro Doca, il gioiellieri di Piacenza di origini albenesi indicato come neo-presidente del club, con tanto di nota ufficiale pubblicata sul sito del Parma, martedì scorso, ha emesso un nuovo comunicato stampa nel quale ha annunciato che non sarà presente alla conferenza stampa indetta per domani confermando di non essere il presidente nè il proprietario della società ducale e dichiarando ancora che la trattativa per l’acquisizione verrà conclusa se ci saranno i “giusti presupposti”.
“Non esiste alcun atto ufficiale, non è stata firmata alcuna compravendita. Ad oggi non sono alla guida del club Parma Calcio – spiega Doca nella nota diramata dal giornalista piacentino Andrea Pasquali, lo stesso che aveva divulgato quella di ieri – non sono il proprietario e non sono il presidente della società emiliana, come invece è stato scritto sugli organi di informazione. La trattativa verrà ufficialmente conclusa se ci saranno i giusti presupposti. Pertanto al momento non intendo partecipare ad alcuna conferenza stampa ma ne verrà indetta una quando e se verrà stipulato il passaggio di proprietà tramite atto notarile di compravendita della società Parma F.C.”.
Pietro Doca va oltre e si rivolge direttamente alle tante persone che in questi giorni hanno parlato e scritto, e lo fa parlando di sè precisando alcune cose sul proprio conto: “Al solo scopo di tutelare la mia stimata attività di oreficeria in Piacenza, che ha rapporti con importanti clienti, mi rivolgo ai giornalisti che hanno divulgato informazioni con tono che definirei insidioso contribuendo a creare un’immagine ambigua del sottoscritto. Al fine di evitare errate interpretazioni, tengo a precisare che dall’età adolescenziale ho vissuto in una stimata e benestante famiglia lodigiana, famiglia di orefici dal 1947. Al mio fianco è da sempre presente il mio padrino Giuseppe Novazzi (farmacista) e la mia madrina Danila Rizzi (orefice). Si tratta di una famiglia meravigliosa alla quale va il merito di quello che sono diventato oggi”.
Pietro Doca poi si sofferma sulla questione legata al suo nome, da sempre oggetto di equivoci. “Anni fa – spiega – si è dunque ritenuto necessario trascrivere all’anagrafe del Comune, con atto della Prefettura, l’identificazione del cognome Doka in Doca proprio per non dare adito a sbagliate interpretazioni, ed è stata definita con atto pubblico l’identificazione e la riconducibilità alla stessa persona”. Dopo le parole di Doca, a stretto giro è arrivata una replica indiretta da parte di Tommaso Ghirardi che, secondo quanto raccolto da Radio Parma, ha invece confermato la sua presenza, annunciando anche quella del notaio Posio. Un modo forse per chiarire una situazione che ormai sta diventando di difficile comprensione.