Il presidente Silvio Berlusconi smentisce per l’ennesima volta le voci circolate sui media circa la sua volontà di cedere il Milan. Non è questo il momento giusto per aprire le porte ad un acquirente. Tuttavia, le preoccupazioni di Berlusconi e di conseguenza dell’azionista Fininvest sulla tenuta finanziaria del club crescono man mano che si allontana la chance di un ritorno immediato in Champions, dopo la pausa forzata di questa stagione.
Le ininterrotte partecipazioni alla massima competizione europea hanno assicurato alla società rossonera, tra il 2010 e il 2013, ricavi Uefa per 157 milioni di euro. Nello stesso periodo i bilanci rossoneri (che registrano sull’anno solare i ricavi di due stagioni diverse, il girone fino a dicembre e i play off in primavera) hanno chiuso con perdite complessive per circa 160 milioni (-67 nel 2010, -69 nel 2011, -7 nel 2012 e -16 nel 2013). Senza i proventi Champions, dunque, il club rossonero avrebbe bruciato il doppio, oltre 300 milioni.
I ricavi operativi e strutturali del Milan (diritti tv nazionali, botteghino e area commerciale, senza calcolare perciò ricavi Champions e plusvalenza) sono rimasti sostanzialmente fermi in questi anni dai 203 milioni del 2010 ai 212 del 2013. Complessivamente il club rossonero ha incassato perciò 843 milioni. Tuttavia, i costi totali sono stati pari a 1.273 milioni di euro. Nel dettaglio, il costo della rosa (stipendi più ammortamenti dei cartellini) è stato pari a 938 milioni. Nonostante la riduzione degli ingaggi nei quadriennio da 192 a 151 milioni, il livello degli ammortamenti è rimasto stabile intorno ai 50 milioni, determinando un cronico squilibrio economico. E la fragilità a lungo termine dei conti milanisti si aggrava se consideriamo il fatto che, sempre tra il 2010 e il 2013, la rinuncia ai campioni in organico ha permesso di iscrivere in bilancio 125 milioni di plusvalenze (con il picco dei 53 milioni incassati nel 2012 con le cessioni eccellenti di Thiago Silva e Ibra al Psg).
In termini puramente contabili, senza cessioni eccellenti e senza Champions il Milan avrebbe accumulato nell’ultimo quadriennio di austerity un passivo di 430 milioni, poco più di 100 milioni a stagione.
E se è un questa mera proiezione retrospettiva, lo scenario futuro non è certamente più roseo, visto che i gioielli da piazzare sul mercato non abbondano e il terzo posto appare quanto mai distante. La Fininvest che aveva serrato i cordoni della borsa (dopo che dal’inizio del suo regno nel 1986 Berlusconi ha speso per il Milan circa 650 milioni) è stata costretta in questi mesi a una marcia indietro per non disperdere il patrimonio e il brand rossoneri, sanare il buco da 40/50 milioni che con ogni probabilità presenterà il bilancio al 31 dicembre 2014 e garantire la continuità aziendale. Una situazione che non rallegra i vertici della holding, visti gli oltre 700 milioni di rosso accumulati tra il 2012 e il 2013, e che rende la cessione del club un dossier prioritario. Anche se l’ideale, al di là dei problemi legati alla diarchia Barbara Berlusconi-Adriano Galliani, sarebbe mettere sul mercato una società risanata, con un progetto stadio ben avviato e una rosa verosimilmente più competitiva.