Una società cinese ha lanciato un’iniziativa di crowdfunding per raccogliere almeno un miliardo di euro (circa 1,08 miliardi dollari) per acquistare il Milan. Lo sostiene Fu Yixiang, vice presidente della Camera di commercio Italia-Cina. Cinque società sarebbero interessate ad una possibile acquisizione. Quattro sono cinesi ed una è thailandese. Le cinesi sono la Wahaha, colosso delle bevande, il gruppo immobiliare Wanda, che di recente ha acquistato Infront, l’advisor di Lega Serie A e Figc, il gigante delle telecomunicazioni Huawei, che è già sponsor del Milan, e la compagnia Alibaba, specializzata nel commercio elettronico, e di un’altra società thailandese, come riporta la Xinhua. Secondo Fu, che ha fonti nel calcio italiano, nessuna società è disposta a pagare un miliardo individualmente per il club rossonero, perché trarne un profitto in tempi rapidi appare sembra impossibile. “Quindi è in corso una raccolta di capitali in Cina. Un consorzio formato da diverse grandi compagnie che pagheranno la metà del miliardo di euro, mentre il resto sarà raccolto attraverso un crowdfunding, in cui ogni azione costerà non più di 10.000 yuan, circa 1.500 euro”. Le speculazioni sono partite quando il miliardario di Hong Kong, Richard Lee, ha iniziato a trattare l’acquisto del Milan, dopo l’incontro con l’attuale proprietario, Silvio Berlusconi, la scorsa settimana. “Ci sono un sacco di voci su questo ogni giorno”», ha detto Fu. “Berlusconi vuole vendere il club, e non è un segreto. La questione è che non c’è consenso all’interno della sua famiglia su quando venderlo. Alcuni vogliono vendere il più presto possibile, sostenendo che si tratti di un onere finanziario, mentre altri preferirebbero tenerlo fino alla costruzione del nuovo stadio, in modo da poter chiedere un prezzo elevato”, ha sottolineato il vice presidente della Camera di commercio Italia-Cina. Fu, ad ogni modo, è convinto che si tratti di una buona opportunità per gli investitori cinesi acquistare un club europeo di calcio di questa importanza. “Se i fondi cinesi riescono ad ottenere la proprietà del club, non sarà difficile realizzare un profitto nel lungo periodo. Per un club come il Milan, è un obiettivo concreto poter trarre un profitto, visto l’enorme potenziale valore di mercato”.
Sull’altra sponda dei Navigli continuano le voci sull’iniziativa di azionariato popolare Vip (1000 euro per entrare) che sarebbe allo studio degli ex presidenti Massimo Moratti ed Ernesto Pellegrini. Trentamila azionisiti più una manciata di fondi d’investimento cinesi o americani per ricomprarsi l’Inter da un interdetto Thohir che ha già detto di non volerne sapere nulla. Nessuna norma vieta l’azionariato popolare in Italia, ma forse servirebbe qualche regolamentazione ad hoc, nel caso di società non quotate. I casi di Barcellona, Real e Bayern con le loro centinaia di migliaia di soci sono un benchmark al momento inarrivabile.
Il modello più interessante semmai nella Penisola è quello del Südtirol: la squadra altoatesina ha lanciato nel 2009 il progetto “Vision 2015”, un azionariato popolare che ha portato oltre trecento soci ad investire nel progetto Südtirol per un nuovo stadio e per l’obiettivo (appena sfiorato) della Serie B.