Sette dirigenti arrestati, quattordici persone messe sotto accusa e un braccio di ferro politico-economico in vista del Mondiale 2026. Lo scandalo su corruzione e riciclaggio che ha sconvolto la Fifa nell’immediata vigilia delle elezioni presidenziali (il 29 maggio) nasce anche sullo sfondo di uno scontro tra superpotenze con in palio l’edizione da assegnare dopo quelle di Russia 2018 e Qatar 2022, quest’ultima vero e proprio pomo della discordia tra Stati Uniti e Fifa. Non saranno soltanto gli Usa infatti a scendere in campo per aggiudicarsi la massima manifestazione sportiva planetaria in programma tra 11 anni: dopo aver perso la corsa al Mondiale 2022, gli americani si imbatteranno nella pericolosa concorrenza di due mercati calcistici in piena espansione come India e Cina (grandi elettori di Joseph Blatter) forti di un rilancio dei loro campionati e di investimenti su club di prima fascia. Da un lato la Indian Super League, sostenuta dalle multinazionali indiane con l’appoggio di grandi società europee come Atletico Madrid e Manchester City, dall’altro la Chinese Super League retta dalla ferma volontà di Pechino di recitare a pieno titolo nel palcoscenico del calcio globale, come dimostrano l’ingresso del gruppo Wanda nell’Atletico Madrid e le continue voci di possibili investimenti provenienti proprio dalla Cina per il nuovo corso del Milan. Assicurarsi l’organizzazione della più importante competizione calcistica del pianeta, d’altro canto, vale un giro d’affari complessivo che oscilla tra i cinque e i sette miliardi di euro, ed in continua ascesa.
Per gli Usa e’ stata una beffa la sconfitta contro il Qatar nel 2010. Il comitato americano aveva addirittura ritirato la candidatura per la Coppa del Mondo del 2018, assegnata in seguito alla Russia, avendo la quasi certezza di ottenere la vittoria per il mondiale successivo. Ma alla quarta votazione fu il Qatar a spuntarla per quattordici voti a otto, dando adito sin da subito a tesi cospirazioniste su presunte tangenti versate per indirizzare il voto. Accuse che hanno portato la Fifa a svolgere un’inchiesta interna, volta a chiarire una volta per tutte le modalità di assegnazione del Mondiale al Qatar, ma nel novembre scorso, concluse le indagini, la Fifa ha confermato le assegnazioni dei due eventi a Russia e Qatar, archiviando un rapporto di 350 pagine stilato dal capo degli inquirenti, l’americano Michael Garcia. Lo stesso Garcia, appoggiato dalla Federazione inglese e da quella tedesca, si è dissociato dalla decisione del massimo organo mondiale, definendo la lettura del fascicolo “erronea ed incompleta”. Da quel rapporto di Garcia si arriva all’inchiesta odierna, nei due filoni seguiti dalla FBI e dalla Procura federale svizzera: le accuse mosse dalle autorità americane sono di frode, riciclaggio e corruzione per fatti risalenti agli ultimi vent’anni, mentre le indagini elvetiche puntano a scoperchiare il vaso di Pandora sulle presunte tangenti legate all’assegnazione dei Mondiali alla Russia per il 2018 e al Qatar nel 2022. Una cifra che supera i cento milioni di dollari, quella girata nel corso di questi anni ai vari rappresentanti della Fifa per ottenere voti sin da Sudafrica 2010. Sotto inchiesta ci sono elementi di spicco della Concacaf e della Conmebol, massimi organismi rispettivamente dell’America Settentrionale e del Sudamerica: tra questi sono finiti in manette Eugenio Figueredo, numero uno della Conmebol ed ex vicepresidente della Fifa, Jeffrey Webb, vicepresidente del comitato esecutivo Fifa, Eduardo Li della federazione della Costa Rica e Jack Warner della federazione di Trinidad e Tobago. Tra gli accusati anche José Maria Marin, ex presidente della federcalcio brasiliana, e Nicolas Leoz, ex presidente della Conmebol. Sono coinvolti inoltre manager del marketing sportivo, con accuse di corruzione e riciclaggio legate alle inchieste sugli accordi per i diritti televisivi e marketing.
Il procedimento aperto dalla Procura federale svizzera, ovvero l’inchiesta contro ignoti con l’ipotesi di riciclaggio e gestione sleale riferita alle assegnazioni dei Mondiali a Russia e Qatar, è separato da quello della FBI. Il ministero della Giustizia svizzero, tramite un comunicato, ha reso noto i principali elementi dell’inchiesta, aperta già lo scorso 10 marzo.
Sono in tutto quarantasette i capi d’accusa spiccati nei confronti degli indagati, come confermato da Loretta Lynch, attorney general degli Stati Uniti, che denuncia un’attività di corruzione che va avanti all’interno della Fifa da oltre un ventennio: “A partire dal 1991, due generazioni di dirigenti hanno abusato della loro posizione. Lo hanno fatto per anni”. Un attacco diretto, che non riguarda però il presidente Joseph Blatter: “Non posso rilasciare commenti su persone che non fanno parte della nostra indagine. Dico però che siamo solamente all’inizio”.
Arriva dunque da fonti ufficiali statunitensi la conferma di quanto dichiarato precedentemente dal portavoce internazionale Walter De Gregorio riguardo all’estraneità di Blatter: “Blatter sta seguendo la vicenda ed è pronto a collaborare come tutti”. Lo stesso De Gregorio ha poi negato le voci su un possibile rinvio del Congresso (chiesto dalla Uefa) e su un eventuale stop sui prossimi Mondiali: “Il Congresso andrà avanti col programma e si terranno le elezioni. I Mondiali del 2018 e del 2022 si svolgeranno come previsto in Russia e Qatar”.
Questi scandali si uniscono alle polemiche sulle elezioni presidenziali, che si terranno nella giornata di domani. Joseph Blatter è vicino alla quinta rielezione consecutiva, essendo rimasto in corsa col solo Ali Bin Al Hussein come concorrente. Negli scorsi giorni, l’ex calciatore Luis Figo ha ritirato la propria candidatura, denunciando un “potere assoluto” detenuto da Blatter e il malaffare che circola all’interno della Fifa. Parole che, ad oggi, sembrano essere state profetiche, ma che difficilmente potranno cambiare l’esito delle votazioni.
(Dal Sole 24 ore del 28 maggio 2015)