“Sono proprio i diretti contatti tra gli emissari della società che avevano concorso a predisporre le griglie arbitrali e l’arbitro definitivamente sorteggiato, a costituire la prova dell’inquinamento complessivo del sistema” iniziato con la predisposizione delle griglie e dunque, “della piena operatività di un sistema ben organizzato costituito da soggetti a vario titolo e con vari ruoli, intenzionati a porre in essere condotte penalmente illecite dirette a influire sul campionato di calcio di serie A 2004-2005”. E’ un passaggio delle motivazioni della sentenza di Cassazione di Calciopoli, riportato in una dichiarazione dall’avvocato Bruno Catalanotti, che assiste il Bologna Fc 1909, retrocesso al termine di quella stagione e parte civile nel processo. La Cassazione ha dichiarato la prescrizione dell’associazione a delinquere contestata all’ex dg della Juventus Luciano Moggi e all’ex ad bianconero Antonio Giraudo, condannati dalla Corte di appello di Napoli a due anni e quattro mesi e un anno e otto mesi. Sono rimaste confermate le condanne al risarcimento dei danni a favore delle parti civili, tra cui quella di Giraudo a favore del Bologna. Quanto alla sussistenza dei delitti contestati, osserva il legale, la Cassazione ha respinto tutti i 13 motivi di ricorso di Giraudo.
In relazione al delitto associativo, la Corte osserva che la sua esistenza e “l’intraneità di Giraudo nel sistema illecito facente capo a detta struttura” è dimostrato anche, si legge nella sentenza, “dalle schede estere comprate in Svizzera e in grado di neutralizzare tentativi di intrusione da parte di estranei” da distribuire “a quei soggetti con i quali avrebbe dovuto, di volta in volta, interfacciarsi per il perseguimento di determinate esigenze (…) ponendosi al riparo di occhi ed orecchie indiscrete: tale sistema inusitato e per certi versi ingegnoso” costituisce “la base fondante del funzionamento dell’associazione come esattamente ritenuto dalla Corte di appello”. Ci sono poi gli incontri e le riunioni “di carattere programmatico e destinate ad una cerchia di persone (Giraudo, Moggi, Pairetto e Bergamo) spesso tenute a ridosso di determinati incontri calcistici” e, tra l’altro, la partecipazione di Giraudo alla “cerimonia di predisposizione delle ‘griglie arbitrali'”. L’alterazione delle partite di campionato, si legge in un successivo passaggio “può benissimo essere perseguita e ottenuta attraverso una pluralità coordinata di condotte di altro tenore in vista di una manipolazione delle gare, di cui la predisposizione delle griglie rappresenta l’inizio del sistema illecito”. La conseguenza è “l’insidiosità, penalmente valutabile” della partecipazione dei dirigenti del calcio alla predisposizione delle griglie, in modo da poter inserire “con il beneplacito dei designatori arbitrali, giudici di gara considerati ‘vicini’ al proprio gruppo di interesse”. E ben si spiega, per la Corte, “in tale ottica, l’intervento a tutela dell’imparzialità arbitrale” da parte di organismi della stampa specializzata “opportunamente e sapientemente manovrati dietro le quinte dall’onnipresente duopolio juventino Moggi e Giraudo (quale provetta ‘spalla del primo’) in modo da far passare davanti all’opinione pubblica l’immagine non solo imparziali, ma anche tecnicamente competenti e degni di plauso”.