Si alza il sipario sulla dodicesima edizione della Coppa del Mondo per club Fifa, in programma questa settimana in Giappone, tra Osaka e Yokohama, dove già sono scesi in campo per i playoff i giapponesi del Sanfrecce Hiroshima e i neozelandesi dell’Auckland City. I campioni in carica della J-League si sono imposti per 2-0, completando così il quadro delle sei partecipanti al torneo, che oltre al Sanfrecce vedrà dunque: il Barcellona campione d’Europa, il River Plate vincitore della Libertadores, il Mazembe campione d’Africa, l’America vincitore della Concacaf Champions League e il Guagzhou Evergrande campione d’Asia.
Barcellona, una superpotenza mondiale. Il Barcellona, favorita d’obbligo per la vittoria del trofeo, è indubbiamente il club più ricco tra i partecipanti. L’ultima stagione, conclusa con la vittoria di Champions, Liga e Copa del Rey, ha confermato l’ottimo stato di salute dei catalani: un fatturato da 608 milioni di euro, 78 milioni in più rispetto al 2014, con un utile da 15 milioni di euro, mantengono il Barcellona sul podio delle società calcistiche più ricche del pianeta. Un risultato destinato a migliorare, stando alle previsioni per il 2016, che vedono un possibile fatturato da 633 milioni per il Barça.
La crescita del River Plate. La rivale più accreditata degli azulgrana è il River Plate campione del Sudamerica: una società composta da circa 123 mila soci, presieduta dall’ex numero uno della compagnia assicuratrice La Caja, Rodolfo D’Onofrio, con ricavi gonfiati nell’ultima stagione grazie ai 4,5 milioni di euro ottenuti dalla vittoria nella Libertadores. Un premio da record per il massimo torneo continentale, che ha permesso al River Plate di poter tornare ai vertici del calcio sudamericano non soltanto sul campo, dopo la parentesi nera della retrocessione.
Le ambizioni del Guangzhou e del calcio cinese. Sulla panchina del Guangzhou Evergrande non ci sono più né Marcello Lippi, né Fabio Cannavaro, ma la presenza di Luiz Felipe Scolari è l’ennesima conferma delle ambizioni di un club capace ogni estate di competere anche con le europee sul mercato. La società è posseduta al 50% dall’Evergrande Real Estate Group, mentre l’altro 50% appartiene ad Alibaba Group, uno dei colossi mondiali del commercio online, che nel mese di giugno del 2014 ha investito una cifra pari a 141 milioni di euro nel club.
Messico in ascesa tra tv e investimenti. La rivoluzione del calcio messicano nel 2012, col distaccamento dalla Federacion Mexicana de Futbol da parte delle maggiori squadre, non ha risparmiato il Club de Futbol America, che come molte altre società in Messico è in mano ad un’emittente televisiva. Il patron è Emilio Azcarraga Jea, proprietario di Televisa, il principale network messicano, detentore dei diritti televisivi di nove club partecipanti alla Liga MX. L’emittente Televisa, inoltre, è proprietaria del Necaxa, club attualmente militante in seconda divisione.
Il ritorno del Mazembe. Salito agli onori della cronaca nel dicembre 2010, il Mazembe torna a disputare il Mondiale per club a cinque anni di distanza dalla storica finale persa contro l’Inter, la prima per una squadra africana (impresa ripetuta dai marocchini del Raja Casablanca nel 2013 contro il Bayern Monaco). Il club congolese, fondato nel 1939 per iniziativa di alcuni monaci benedettini, è adesso di proprietà del magnate Moïse Katumbi Chapwe, proprietario di miniere di rame e cobalto, nonché governatore della provincia di Katanga. I principali finanziatori del Mazembe sono i canadesi di Tenke Fungurume Mining, la più grande società mineraria privata del Paese e la banca nazionale del Congo.
Dalle macchine al calcio, Mazda e l’exploit del Sanfrecce. La “cenerentola” del torneo, ovvero il Sanfrecce Hiroshima, partecipa al Mondiale in quanto campione in carica del Paese organizzatore. Senza alcun titolo continentale messo in bacheca nell’ultima stagione, la società nata come Toyo Kogyo SC, promana della Mazda, arriva a giocarsi il principale trofeo mondiale per squadre di club. Tra i suoi principali investitori troviamo la catena di elettronica Edion, titolare anche dei naming rights dello stadio di Hiroshima.