Michel Platini vede ridotta la propria squalifica da sei a quattro anni, ma ciò non basterà per mantenere salda la propria posizione da presidente della Uefa. Un ruolo dal quale l’ex fuoriclasse della Juventus e della nazionale francese aveva già deciso di dimettersi e che lascerà definitivamente in occasione del prossimo congresso, come annunciato dai suoi avvocati dopo la sentenza del Tas. “Una profonda ingiustizia”, la definisce Platini, “una decisione che mi impone una sospensione la cui durata mi impedirà di presentarmi alle prossime elezioni presidenziali della Fifa”. Un tasto dolente, questo, dato che Platini ha già dovuto rinunciare alle elezioni del 2016, vinte da Gianni Infantino.
Dagli arresti del maggio 2015 fino al definitivo scoperchiamento del vaso di Pandora che ha di fatto azzerato i vertici della Fifa, il nome di Michel Platini viene tirato in ballo per un pagamento di due milioni di franchi svizzeri versato proprio dal massimo organismo calcistico mondiale sul conto del francese. Una cifra legata ad un lavoro svolto da Platini per la Fifa tra il 1998 e il 2002 e che ha portato ad una richiesta di radiazione sia per lui che per Sepp Blatter, allora presidente della Fifa. La sentenza in primo grado ha visto Platini sospeso per otto anni, sospensione ridotta successivamente dalla Commissione d’appello della Fifa a sei anni. L’ultima speranza, riposta nel Tas, ha decurtato ulteriormente gli anni di stop a quattro. Una sentenza che non soddisfa Platini, pronto a proseguire la propria battaglia legale in altre sedi: “Ho lasciato il mio ruolo di presidente della Uefa e proseguirò nella mia battaglia per dimostrare la mia innocenza davanti ai giudici svizzeri”.