Leo Messi e suo padre Jorge sono stati condannati a 21 mesi di carcere per frode fiscale dal Tribunale di Barcellona. La sentenza sul caso che vede coinvolto il fuoriclasse blaugrana è stata anticipata da “El Periodico de Catalunya” e subito rilanciata dai principali media spagnoli. La Pulce e suo padre sono stati processati per avere sottratto al fisco spagnolo un totale di 4,1 milioni di euro dal 2007 al 2009. Per l’accusa Messi e il padre, che gestisce i suoi beni, hanno nascosto al fisco spagnolo i diritti d’immagine del 2007/09, usando un giro di operazioni in società paravento e paradisi fiscali. Da tempo i Messi però hanno sistemato le pendenze con il fisco, pagando 5 milioni di euro. Messi non dovrà andare in prigione. In Spagna le condanne sotto i 24 mesi sono sospese, soprattutto se come per i Messi non ci sono precedenti penali. La sospensione però deve essere confermata dal giudice. Il 3 giugno scorso, nel processo di Barcellona, la Procura aveva chiesto l’assoluzione, l’Avvocatura di Stato invece una condanna a 22 mesi dando “credibilità zero” alla versione fornita dal fuoriclasse azulgrana che, sul banco degli imputati, il giorno prima aveva dichiarato: “Non so cosa firmavo, non sapevo nulla, pensavo solo al calcio, mi fidavo di mio padre e dei miei legali”. Per l’Avvocatura di Stato, invece, Messi era addirittura paragonabile al capo di una “struttura criminale” che non conosce i dettagli ma “il risultato finale. Lui e il padre sono profani in materia tributaria – aveva spiegato Mario Maza, rappresentante dell’Agenzia delle Entrate spagnola – ma sono capaci di capire cosa significa pagare le tasse. Lo capisce anche un bambino di dieci anni e questo Messi dovrebbe capirlo senza alcun problema”. Era stata chiesta la stessa condanna, 22 mesi di carcere, anche per il padre del giocatore, per il quale invece la Procura aveva proposto un anno e mezzo. “La frode fiscale si concretizza perché c’è una decisione da parte del padre”, la versione della Procura secondo cui Messi era realmente estraneo alla vicenda. Padre e figlio sono stati condannati anche a una multa di 4 milioni ma potranno ora fare ricorso contro la sentenza davanti alla Corte suprema.
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