Sulla strada dei buoni propositi lo Sport e il Calcio italiano rischiano di schiantarsi. Dopo il no “preventivo” del Campidoglio alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 (ritiro che ha fatto la gioia di Parigi e Los Angeles) per paura di dar vita ai “Giochi del Mattone”, le scorse settimane sono state funestate dalle polemiche per la partnership siglata dalla Figc con Intralot, leader nel mondo del betting nonché uno dei maggiori concessionari in Italia. Intralot, in base all’accordo siglato all’inizio di ottobre, è diventato Premium Sponsor della Nazionale fino a tutto il 2018 (per poco meno di un milione all’anno).
Al settore delle scommesse appartengono sponsor di una ventina di Federazioni Uefa e di almeno un centinaio di club europei (tra cui una decina in Serie A). La nostra serie B, fino a poco tempo fa, era brandizzata “bwin”. A poco è valso che il Dg della Figc, Michele Uva abbia manifestato in conferenza stampa l’intenzione, condivisa con il nuovo sponsor, di «creare un percorso socio-educativo per combattere la ludopatia». La levata di scudi del mondo politico è stata quasi trasversale con l’immancabile contorno di interrogazioni parlamentari (oggi, diciamo la verità, un’interrogazione non si nega a nessuno). Intralot, fa da poco parte del gruppo Gamenet e, come ricordano i critici della sponsorizzazione, non solo è una multinazionale di scommesse che di fatto gestisce in quota maggioritaria il gioco d’azzardo legale in Italia, ma è anche stata oggetto di inchieste in materia di antiriciclaggio.
Le polemiche politiche hanno indotto il sindaco di Cesena Paolo Lucchi e l’assessore allo Sport di Bologna Matteo Lepore a paventare il ritiro delle due città dal consorzio che si candida ad ospitare (insieme a Udine, Reggio Emilia e San Marino) gli Europei di calcio Under 21 in programma nel 2019 se non ci sarà un passo indietro della Figc. Con il rammarico dei presidente dell’Ac Cesena, Giorgio Lugaresi, che contava sull’evento per avviare la ristrutturazione dello stadio Manuzzi (con un budget di oltre 3 milioni).
Non c’è dubbio che la ludopatia sia una piaga sociale da combattere con ogni mezzo. Ma le scommesse sportive centrano solo marginalmente con la malattia del gioco, con l’assuefazione alle “macchinette mangiasoldi”. Basta leggere la relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015 della Corte dei conti depositata in Parlamento lo scorso giugno. I cosiddetti apparecchi Awp (new slot e video lottery) coprono il 55% del mercato e questo tipo di giocate sono passate tra il 2004 e il 2015 da 4,4 a 48,3 miliardi di euro. Le scommesse sportive e ippiche nella stessa fase sono salite da 4,6 a 6,1 miliardi (il 7% del mercato). Gli strali (legittimi) anti-ludopatia lanciati contro la Figc sembrano andare dunque nella direzione sbagliata. Prima semmai dovrebbero essere indirizzati contro iguadagni dell’Erario: il gettito di 4 ,5miliardi che questo volume di giocate assicura ogni anno.
(articolo pubblicato su Sport & Business – Il Sole 24 Ore del 29 ottobre 2016)