Evitare l’«Apocalisse» (copyright del presidente della Figc Carlo Tavecchio) della mancata qualificazione ai Mondiali, per gli Azzurri è doveroso sia per salvaguardare il ranking del movimento calcistico tricolore, sia per blindare il bilancio federale di cui la Nazionale rappresenta il principale asset. In ballo ci sono circa 100 milioni di euro. Il mancato accesso alla kermesse russa che scatterà il 14 giugno prossimo determinerebbe, infatti, ingenti danni d’immagine oltre che mancati incassi immediati.
Cominciando da questi ultimi, va sottolineato come per Russia 2018 il totale dei contributi economici ammonterà a 791 milioni di dollari. Somma notevolmente superiore rispetto alla precedente edizione del 2014 organizzata in Brasile quando si è toccato quota 576 milioni di dollari (di cui 100 destinati alle assicurazioni per i giocatori e 70 ai club proprietari dei calciatori impegnati nella rassegna iridata). La maggior parte di queste risorse, 400 milioni di dollari, sarà riservata alle 32 squadre che parteciperanno alla fase finale (in Brasile erano 358 milioni di dollari).
In Russia ciascuna delle 32 finaliste dovrebbe ricevere perciò una preparation fee di 1,5 milioni di dollari, mentre le 16 eliminate nella fase a gironi intascheranno comunque 8 milioni di dollari ciascuna. Passare i gironi e avviarsi verso la finale garantirà altri “gettoni” e le due finaliste potrebbero accumulare un tesoro pari a 38 milioni di dollari per la vincitrice e 28 per la seconda classificata. Ipotizzando per l’Italia un onorevole cammino fino ai quarti di finale (dopo le estromissioni ai gironi degli ultimi due mondiali) si potrebbe preventivare quindi un incasso sui 18 milioni. Non proprio un assegno da disdegnare, visti i tempi.
Un “apocalittico” mancato viaggio in Russia provocherebbe una svalutazione del brand Italia, con effetti non quantificabili con precisione ma certamente pesanti sul piano delle entrate da sponsor e tv che valgono oggi circa 70 milioni. Gli introiti commerciali della Figc ammontano a circa 43 milioni (su un fatturato totale di 174 milioni) come indicato nel bilancio 2016. La Federazione ha siglato nel 2014 un contratto quadriennale con Infront (e il Gruppo 24 Ore nel frattempo uscito dall’accordo) per il ruolo di advisor. Il contratto prevede un minimo garantito di 57 milioni per l’intero periodo, dunque 14,25 milioni annui di introiti assicurati a prescindere dai risultati della nazionale. A queste cifre si aggiungono i 18,7 milioni annui fissi dell’intesa con Puma fino al 2022 per quanto riguarda lo sponsor tecnico e, come evidenziato dal Bilancio Integrato 2016, i contratti con altri 21 sponsor. Puma, oltre al corrispettivo fisso, riconosce delle royalties legate alla partecipazione della Nazionale ad eventi speciali come accaduto per il Campionato Europeo in Francia del 2016 quando sono state venduti oltre un milione di capi d’abbigliamento con in brand degli Azzurri. È evidente che la mancata qualificazione a Russia 2018 avrebbe un effetto depressivo sui contratti da stipulare con gli sponsor per il quadriennio che porta a Qatar 2022.
Altre conseguenze negative scaturirebbero, infine, dai contratti tv. Gli Azzurri garantiscono una media di 12 milioni di spettatori e oltre per le gare di cartello (come saranno i playoff), e comunque uno zoccolo duro di circa 8 milioni. Nei Campionati Mondiali 2014 l’audience media è salita addirittura a 17,7 milioni di telespettatori, con uno share dell’81 per cento. L’audience cumulata a livello mondiale per la Nazionale A nel corso dei Mondiali 2014 ha superato gli 1,2 miliardi di telespettatori, con una visibilità televisiva quasi 42 ore per gli sponsor Figc. Per questo la Rai paga alla Figc circa 26 milioni di diritti televisivi. Una spesa difficilmente giustificabile in futuro per una Nazionale fuori dal Mondiale. Un evento quindi che “conviene” a tutti scongiurare.
Importante, infine, l’impatto sul settore delle scommesse sportive: la raccolta dei Mondiali 2014 ammonta a quasi 268 milioni, con un gettito erariale di 10 milioni. Le tre partite della Nazionale da sole hanno prodotto un movimento di oltre 19 milioni, con un gettito erariale di quasi un milione.