Il Palermo si avvicina ad un bivio. L’istanza di fallimento presentata dalla Procura (con circa 70 milioni di debiti) è l’ultimo atto di una vicenda che ha visto il club rosanero nell’occhio del ciclone, tra inchieste e perquisizioni in sede, oltre che a casa del patron Maurizio Zamparini. Patron, ma non più presidente, perché negli scorsi giorni è stato nominato il dottor Giovanni Giammarva a capo del consiglio di amministrazione, in concomitanza con l’approvazione del bilancio al 30 giugno 2017. “La contabilità della Società risulta essere in ordine – è quanto scritto da Giammarva in un comunicato ufficiale – con un utile di esercizio al 30/06/2017 di € 4.000.000,00, con un bilancio soggetto alla verifica della Covisoc – organismo di vigilanza istituzionalmente deputato – e già certificato dalla società di revisione che non ha rilevato alcuna anomalia. Inoltre, è stato verificato che la solidità e la capacità patrimoniale dell’U.S. Città di Palermo risulta di gran lunga superiore alla maggior parte delle società sportive di Serie A. Tali circostanze unitamente all’affidamento che la Società nutre verso la Procura di Palermo, consente di guardare con fiducia i prossimi sviluppi”.
Da dove nasce tutta questa vicenda? Dalla cessione di Mepal, società a cui il Palermo aveva ceduto il marchio, che ha generato una plusvalenza da 21,9 milioni di euro. L’ennesima plusvalenza creata dal marchio in questo decennio, tanto che Zamparini, attraverso varie formule, lo ha ceduto per ben tre volte facendo emergere benefici finanziari per quasi 70 milioni. La storia non è semplice da seguire, ma la si può ricostruire rileggendo i bilanci della società di questi anni. Per il Palermo e i suoi tifosi sono giorni difficili.
La retrocessione, il fallimento della trattativa con Paul Baccaglini e l’inchiesta della Procura palermitana con pesanti accuse ipotizzate per lo stesso Zamparini, dall’appropriazione indebita al riciclaggio, dall’auto riciclaggio al falso in bilancio, tutti reati aggravati dalla transnazionalità. Una delle questioni su cui magistratura e Guardia di Finanza intendono far luce riguarda la Mepal, azienda di proprietà del Palermo calcio ceduta nel giugno 2016 per 40 milioni a una controllata di una holding lussemburghese di Zamparini denominata Alyssa Sa, con un’operazione che ha permesso al club rosanero di chiudere i conti in pareggio.
Ma cosa faceva esattamente la Mepal per valere 40 milioni? Prima di arrivarci è opportuno fare un passo indietro lungo dieci anni. Il 6 novembre 2006, in effetti, l’Us Palermo, adeguandosi a quanto in quegli anni realizzano quasi tutti i club italiani a corto di liquidità, fa cassa con la cessione del marchio. Il brand Palermo viene venduto alla Locat, una società del gruppo Unicredit, in una operazione di lease back.
In sostanza il Palermo vende il suo marchio valutato con una perizia giurata di un esperto 30 milioni e contestualmente lo riacquista con un leasing per poterlo sfruttare commercialmente e appropriarsi dei ricavi stagionali. Zamparini versa a Unicredit una rata di 9 milioni in modo che nelle casse del club restino 21 milioni. Inoltre si impegna a pagare 107 canoni mensili da 242.145 euro a un interesse del 5,17% e 300mila per il riscatto finale alla Locat.
L’operazione genera dunque per il Palermo una plusvalenza contabile di 30 milioni che viene spalmata a partire dal bilancio consolidato 2007 su nove anni. Il 26 giugno 2014, prima che scadano i nove anni – e siamo alla seconda cessione di Zamparini in veste di “mister plusvalenze”, anche se non ci sono di mezzo giocatori – il club conferisce alla società controllata Mepal Srl, originariamente deputata alla costruzione di un centro sportivo e di uno stadio di proprietà, “il ramo d’azienda costituito dall’attività di diffusione, sviluppo e valorizzazione del marchio Palermo calcio e dell’attività di produzione e vendita dei prodotti del merchandising”.
Più nel dettaglio vengono conferiti alla Mepal il contratto di locazione finanziaria stipulato con la Locat (ora Unicredit Leasing Spa) il piano di merchandising e i contratti di licenza stipulati con le società Flash trading group Srl e Swan Co Srl, oltre a computer, arredi e impianti per un valore complessivo di 17 milioni. Somma che va a irrobustire a livello contabile la voce immobilizzazioni finanziarie del bilancio consolidato del club rosanero.
A questo punto, dopo due ‘giri di ruota’, dal marchio Palermo è stato già estratto un valore di 47 milioni. E non è finita. Nel giugno 2016, l’intesa partecipazione nella Mepal Srl viene venduta dal Palermo a una società anonima lussemburghese denominata Alyssa Sa per 40 milioni di euro, con una plusvalenza di 21,9 milioni. Nel bilancio e nella relazione dei revisori si legge che si tratta di una società che operando a livello internazionale può raggiungere più facilmente tifosi e sostenitori della squadra e essendo dotata di mezzi finanziari più elevati può realizzare il centro sportivo di Carini.
Tutto chiaro? Evidentemente no per la magistratura. E lo stesso Zamparini offre argomenti che accrescono la confusione. In una intervista al Giornale di Sicilia l’8 luglio scorso spiega che “la Mepal è il motivo per cui è iniziato tutto”. Per il presidente del Palermo “si tratta assolutamente del nulla. Con Mepal abbiamo fatto un’operazione di ottimizzazione del bilancio e adesso sta tornando con un’operazione inversa. Al posto di essere iscritta come credito diverrà una partecipazione. Se però qualcuno vuole divertirsi nel vederci un reato, che si diverta”.
Zamparini spiega poi cos’è questa ottimizzazione di bilancio: “La Mepal è stata ceduta ad una società sotto il controllo di una mia holding lussemburghese, la quale ha un debito di 40 milioni nei confronti del Palermo. Alyssa sarebbe poi diventata proprietà di Baccaglini, in modo di avere i 40 milioni di liquidità e l’apporto di Mepal dentro. Ma l’operazione di ottimizzazione di bilancio era normalissima, non c’è mai stato un passaggio di nulla”.
Vedremo come si esprimerà la magistratura sulle ipotesi di reato sollevate. Resta il fatto che il marchio Palermo passando dalla Locat alla Mepal e poi ad Alyssa, in dieci anni, restando di fatto nelle mani di Zamparini e del club, ha generato in tre step plusvalenze contabili per 68,9 milioni.