Il valore dei diritti televisivi globali della Premier League (nazionali e internazionali) segna un nuovo primato: per il ciclo 2019-2022, il totale dei pacchetti venduti in Inghilterra e all’estero ha raggiunto un valore di 9,2 miliardi di sterline, pari a 10,4 miliardi di euro. È quanto ammesso da Richard Masters, amministratore delegato ad interim della lega più ricca nel mondo del calcio, che nel corso dell’FT Business of Football Summit ha svelato le cifre relative alla cessione dei diritti esteri fino al 2022: dai 3,1 miliardi di sterline del ciclo precedente si arriva a 4,2 miliardi (pari a circa 4,8 miliardi di euro) per il prossimo triennio.
Un campionato sempre più da esportazione, la Premier, che nell’ultimo ciclo di diritti televisivi “casalinghi” ha subito un leggero calo e adesso vede il valore dei diritti esteri avvicinarsi a quello dei diritti interni. Se le tv straniere versano nelle casse della Premier 1,6 miliardi di euro annui, dagli accordi interni arriveranno fino al termine del triennio 1,9 miliardi a stagione e il trend relativo agli ultimi contratti evidenza un’inversione di rotta, con il passo indietro compiuto in ottica interna.
I diritti domestici della Premier League, con la vendita dei sette pacchetti terminata giusto un anno fa per il triennio 2019-2022, hanno una valutazione pari a cinque miliardi di sterline (circa 5,7 miliardi di euro), in ribasso di 400 milioni di sterline rispetto al periodo 2016-2019, nonostante il numero di partite a disposizione siano aumentate da 168 a 200. Gli accordi per i primi cinque pacchetti, destinati esclusivamente alle tv, hanno portato nelle casse della Premier League 4,55 miliardi di sterline (5,17 miliardi di euro) da Sky e Bt Sports. Successivamente, Amazon si è aggiudicata i diritti per la trasmissione in streaming di venti partite.