La nascita del Viola Park subisce una prima frenata. L’associazione Italia Nostra ha presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, chiedendo lo stop alle opere per il nuovo centro sportivo della Fiorentina. La contestazione si basa sulle considerazioni in merito all’impatto ambientale che la struttura avrebbe nell’area scelta dal club viola, nel comune di Bagno a Ripoli. Nel ricorso, con istanza di sospensione cautelare, viene chiesto l’annullamento dei provvedimenti con cui è stata approvata la variante urbanistica.
“Prendiamo atto del ricorso straordinario al Capo dello Stato da parte di Italia Nostra – ha dichiarato il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini – che in extremis cerca di rallentare l’iter del Viola park con la collaudata prassi dei ricorsi e dei contro-ricorsi. Rallentare, non certo fermare l’opera, perché siamo certi della bontà e della assoluta correttezza dell’iter urbanistico. È una infrastruttura importantissima per tutto il territorio fiorentino, non solo per la Fiorentina, con ricadute vitali per il tessuto economico cittadino, che ha alle spalle un percorso amministrativo attento e rigoroso. Tutti i passaggi sono stati ben delineati e definiti con il coinvolgimento di tutti gli enti e le istituzioni interessate che hanno espresso pareri favorevoli e unanimi, dalla Regione Toscana e la Città metropolitana, alla Soprintendenza. E con un percorso partecipativo che è stato il più ampio possibile e pure allungato per un coinvolgimento della cittadinanza. Praticamente unanime e bipartisan è stata inoltre l’approvazione della variante urbanistica da parte del Consiglio comunale di Bagno a Ripoli, che con una sola eccezione ha votato compatto, con l’unità di intenti di forze politiche che rappresentano il 95% della nostra comunità”.
Il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, giusto un mese fa aveva presenziato alla cerimonia di apertura del cantiere, i cui lavori erano stimati in un tempo di circa 18 mesi. “Due anni fa ho detto di essere venuto in Italia per restituire qualcosa alla terra in cui sono nato. Ho comprato questi terreni, c’era una discarica aperta e, quando abbiamo deciso di acquistare, sono subentrati i paletti della Soprintendenza che hanno fatto aumentare i costi da 70 a 85 milioni. Sono veramente orgoglioso di realizzare questo progetto in un momento così difficile, è la dimostrazione che anche in Italia può esserci sinergia tra pubblico e privato”. Questo a poche settimane dalla nota con cui la Fiorentina chiudeva definitivamente il tema stadio, dopo la comunicazione del Mibact sui possibili interventi al “Franchi”.