Il Covid-19 aggrava la situazione dell’Arsenal. Il club londinese ha chiuso l’esercizio al 31 maggio 2020 con perdite per 55,5 milioni di euro (47,8 milioni di sterline) e un fatturato di 400 milioni di euro (344,5 milioni di sterline). L’anno precedente, per i Gunners, si era chiuso con ricavi maggiori per 51 milioni di sterline (al cambio attuale, 59,2 milioni di euro) e un rosso inferiore di 20,7 milioni di sterline (circa 24 milioni di euro). Aumentano anche i costi sostenuti dal club, pari a 443,5 milioni di sterline (515 milioni di euro) contro i 428,2 milioni di sterline del 2019. Tra questi, vengono considerati circa 12 milioni di euro (10,4 milioni di sterline) di “costi straordinari” non dipendenti dal Covid-19, ma dai cambi di allenatore: nella passata stagione, alla guida della prima squadra, si sono infatti avvicendati Emery, Ljungberg e Arteta, quest’ultimo confermato al termine del campionato chiuso all’ottavo posto in Premier League. Per sostenere il fabbisogno di liquidità a breve termine, l’Arsenal ha richiesto – e ottenuto – un prestito da 140 milioni di euro alla Bank of England.
Le tv non sono più la principale fonte di ricavi per l’Arsenal, per quanto non prenda parte alla Champions League dalla stagione 2016/17. La campagna europea dello scorso anno, però, è stata la peggiore da quando manca l’appuntamento con la massima competizione continentale. Dopo la semifinale di Europa League del 2018 e la finale del 2019, persa contro il Chelsea, i Gunners sono stati eliminati lo scorso anno ai sedicesimi di finale per mano dell’Olympiakos, vedendo così ridursi anche la fetta di introiti legati alle competizioni Uefa. In totale, da tv e media arrivano circa 119 milioni di sterline (138 milioni di euro) contro i 183 milioni dell’anno precedente. Il botteghino, chiaramente, risente delle misure adottate dal governo inglese per fronteggiare la pandemia: 78,7 milioni di sterline (91,4 milioni di euro) contro i 96,2 milioni del 2019. Aumentano, invece, i ricavi commerciali, pari a 142,3 milioni di sterline (165,2 milioni di euro). Nell’esercizio precedente, erano pari a 110,9 milioni di sterline.
Sul fronte dei costi, resta pressoché invariata la voce relativa alle spese salariali, da 205,2 a 204,7 milioni di sterline (al cambio attuale, 237,7 milioni di euro). In totale, il personale tesserato chiama a sé 234,5 milioni di sterline (272,3 milioni di euro) considerando fondi pensione e ritenute, rappresentando così il 52,9% dei costi sostenuti dall’Arsenal nella passata stagione. Aumentano gli ammortamenti (da 89,7 a 109,1 milioni di sterline, pari a 126,7 milioni di euro) sui quali incide un mercato che ha portato investimenti per 211,6 milioni di euro, con gli acquisti di Pepé, Tierney, Saliba, Gabriel Martinelli, Pablo Mari e David Luiz. Il valore contabile delle immobilizzazioni immateriali si attesta così a 352,4 milioni di euro, in aumento rispetto al 2019 (quando era pari a 238,2 milioni di sterline, al cambio attuale 276,6 milioni di euro).
Dalla fine dell’anno, il gruppo ha rifinanziato i bond emessi in occasione della costruzione del nuovo stadio nel 2006, coprendo per la maggior parte tale rifinanziamento con un prestito della controllante Kse Uk Inc. Come diretta conseguenza dell’impatto finanziario del Covid-19 e susseguentemente alla chiusura del bilancio, nell’agosto 2020, il gruppo “ha rimborsato tutte le obbligazioni a tasso fisso, le obbligazioni a tasso variabile e i relativi interessi”, stando a quanto reso noto nel bilancio dell’Arsenal. Allo stesso tempo, è stata risolta la garanzia concessa da Ambac Assurance Uk Limited. Il gruppo, inoltre, ha preso in prestito 120 milioni di sterline (quasi 140 milioni di euro) accedendo al programma Coronavirus Corporate Financing Facility. Un finanziamento che l’Arsenal ha annunciato pubblicamente lo scorso 7 gennaio, data in cui ha ottenuto il via libera dalla Bank of England.