Il West Ham sogna la qualificazione in Champions League, ma come tutti i club d’Europa, si ritrova a fare i conti con gli effetti del Covid-19. Il bilancio del club londinese, al 31 maggio 2020, si chiude con un rosso di 76,1 milioni di euro (65,3 milioni di sterline) e un fatturato in calo di 52,3 milioni (al cambio, 44,9 milioni di sterline) rispetto all’anno precedente. Colpa della pandemia, che ha ridotto gli introiti televisivi e i proventi dal botteghino, pur facendo riferimento alla passata stagione. Nell’esercizio attuale rientreranno i ricavi tv relativi alle partite conclusive della scorsa Premier League, ma dalla biglietteria ci si attende un ulteriore passo indietro, dato che nel campionato attuale è stato permesso l’accesso al pubblico solamente in una occasione: il 5 dicembre, nella sfida casalinga persa per 3-1 col Manchester United, il London Stadium ha ospitato circa 2000 spettatori per la prima (e unica) volta dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
L’ultimo esercizio, per gli Hammers, si è chiuso con un fatturato pari a 162,6 milioni di euro, contro i 222,3 milioni relativi all’esercizio 2018/19. A pesare maggiormente su questo ribasso sono i mancati introiti televisivi, pari complessivamente a 96,2 milioni di euro (contro i 148,5 milioni dell’anno precedente). Nel conto, ovviamente, mancano le nove partite di Premier League disputate tra giugno e luglio e la conseguente quota di diritti tv, che verrà messa a bilancio nell’esercizio corrente. Per quanto riguarda il botteghino, invece, la differenza è limitata: 26,2 milioni di euro (con 15 partite disputate in casa tra campionato e coppe) contro i 31,6 milioni di un anno prima (in 22 partite casalinghe). Le misure di contenimento del contagio adottate dal governo inglese hanno portato anche ad una riduzione dei ricavi commerciali (da 27,4 a 25,9 milioni di sterline, pari a 30,2 milioni di euro), mentre da retail e merchandising (da 8,7 a 8,6 milioni di sterline, ovvero 10 milioni di euro) le entrate sono rimaste pressoché invariate.
Il club si è assicurato di pagare l’intero monte stipendi nonostante la situazione di emergenza, evitando licenziamenti e immettendo 30 milioni di sterline (poco meno di 35 milioni di euro) lo scorso 1° luglio. Inoltre, il vicepresidente Karren Brady, il manager David Moyes e il direttore finanziario Andy Mollett hanno concordato con la società una dilazione di pagamento del 30% dei loro stipendi, così come fatto dai calciatori. Questo ha permesso al West Ham di contenere i costi salariali, pari a 133,8 milioni di sterline (contro i 138,6 dell’esercizio precedente). Il rapporto tra stipendi e fatturato è aumentato dal 71,2% al 93,8% a causa dei mancati ricavi, ma senza l’impatto della pandemia si sarebbe aggirato sul 73%, registrando comunque un aumento rispetto agli esercizi precedenti.
“La stagione 2019/20 è stata unica e senza precedenti – ha dichiarato il presidente David Sullivan – ma sono estremamente orgoglioso del modo in cui tutti, al West Ham, si sono uniti per aiutare il club e la nostra comunità durante questo periodo così difficile. Voglio anche ringraziare i nostri tifosi leali e devoti, molti dei quali hanno rinnovato l’abbonamento per la stagione 2020/21 e speriamo di rivederli al London Stadium il prima possibile per dare il loro fantastico sostegno alla squadra, in un momento così eccitante e promettente per il club. Non si possono negare le sfide finanziarie che chiunque ha affrontato a causa della pandemia. Comunque, la nostra assoluta priorità è sempre stata il benessere di tutti nella famiglia del West Ham e di coloro che più ne hanno bisogno nella nostra comunità locale, e possiamo essere tutti orgogliosi della strada fatta dal club in questi 12 mesi”.