L’impatto del calcio italiano sul Pil è diminuito del 18% nel periodo della pandemia. È quanto si evince dal Bilancio Integrato 2020 della Figc, sviluppato con la consulenza di PwC e presentato ieri al Campidoglio. Nelle due stagioni prese in considerazione, l’impatto netto dell’emergenza sanitaria è stimabile in oltre 1,1 miliardi di euro. Lo studio sottolinea, tra l’altro, anche l’incremento del movimento calcistico femminile: tra il 2008-2009 e il 2019-2020, infatti, le tesserate sono cresciute del 66,5%, passando da 18.854 a 31.390. In totale, però, in questo biennio la Figc ha perso oltre il 23% dei propri calciatori tesserati, ovvero quasi 245.000 giocatori in meno, mentre gli spettatori potenziali nel calcio professionistico andati persi a causa della chiusura degli stadi ammontano ad oltre 22,1 milioni.
La pandemia di Covid-19 ha portato il sistema calcio ad avere un impatto indiretto sul Pil pari a 8,2 miliardi di euro, contro i 10,1 miliardi del 2019. I risultati dell’indagine effettuata mostrano come la pandemia abbia determinato un impatto negativo sulla spesa diretta (diminuita di quasi 300 milioni di euro, pari al 5,7% in meno) e sul contributo prodotto sul Pil nazionale dal sistema calcio (in decremento di circa 1,8 miliardi di euro, mentre l’impatto percentuale sul Pil è sceso dallo 0,58% allo 0,54%).
Il Bilancio Consuntivo della Figc per l’esercizio 2020 presenta un risultato positivo pari a 2,2 milioni di euro. Il valore della produzione è pari a 169,1 milioni di euro, ma i risultati economico-finanziari conseguiti in questo anno sono stati influenzati dalla straordinarietà della situazione che anche il mondo del calcio ha dovuto affrontare e che hanno inciso profondamente non solo sull’attività sportiva, ma anche sulla gestione economico-finanziaria della Figc. I ricavi dalla biglietteria si sono azzerati, rispetto agli 1,9 milioni di euro del 2019. I diritti tv hanno portato in cassa 26,4 milioni di euro, contro i 32,6 milioni del 2019, a causa della mancata disputa di due gare della nazionale che si sarebbero dovute svolgere nel marzo 2020, rispettivamente con l’Inghilterra e la Germania. Nonostante l’impatto dell’emergenza sanitaria, però, i proventi derivanti dai contratti di partnership hanno registrato un incremento, rispetto all’esercizio precedente, di circa 5,4 milioni di euro. I proventi da royalties risultano, inoltre, pressoché raddoppiati rispetto al valore dell’esercizio 2019 (da 444.703 a 891.505 euro).
«Il calcio fa bene al Paese e fa bene all’Italia, questo è quello che emerge dallo studio del bilancio integrato». Così il presidente della Figc Gravina ha introdotto la presentazione dello studio, aggiungendo: «Senza entrare nel dettaglio, desidero comunque sottolineare due dati per me emblematici: l’analisi dell’indotto economico ha generato un aumento del Pil a livello regionale pari a 168,8 milioni di euro, mentre l’impatto diretto di spesa dei tifosi nel settore del turismo della città di Roma può essere stimato in 25,8 milioni di euro. Euro 2020 è stato un successo organizzativo nonostante le restrizioni dovute dal Covid, anche se l’impatto del Coronavirus sul sistema calcio ha generato oltre 22 milioni di tifosi persi e reso necessario un intervento senza precedenti della nostra Federazione con la creazione di una task force specifica. L’indotto del calcio non è solo economico, Uefa Euro 2020 ha rappresentato una straordinaria occasione di riavvicinamento dei tifosi ai colori azzurri. Questa relazione rappresenta l’influenza che il calcio, la Federazione, ha sul Paese. Un capitale da non disperdere e su cui investire». L’Italia sta inoltre lavorando per la candidatura a Euro 2028: «È un primo obiettivo – ammette Gravina – al quale dobbiamo puntare in ordine di tempo. Adesso siamo concentrati su questo ed entro marzo dobbiamo dare la nostra posizione ufficiale per la candidatura».