L’Uefa contesta le entrate da record annunciate dal Paris-Saint Germain: con una previsione di circa 540 milioni di euro di fatturato da raggiungere nel 2016/17 la società parigina si prepara all’incoronazione di club più ricco del mondo. Su queste cifre però la Uefa vuole fare chiarezza. Oltre Il 50% dei ricavi del PSG dipende infatti da affari con “parti correlate”, vale a dire con enti e società del Qatar, e il club dello sceicco Al-Thani dovrà dimostrare di essere in grado di sostituire questi ricavi con entrare ordinarie.
Nella stagione 2011-12 il Paris Saint-Germain ha ottenuto 46,7 milioni dai soli diritti televisivi e per la stagione 2016-17 è prevista una cifra vicina al doppio. Previsioni di raddoppio anche per gli introiti provenienti dal merchandising. Nel 2012-13 nelle casse del club parigino sono entrati circa 20 milioni di euro e lo sviluppo della propria rete di distribuzione, con la creazione di un terzo negozio ufficiale e nuove partnership, lasciano sperare ad un aumento delle entrate. In crescita anche le entrate provenienti dagli sponsor, con gli accordi da 25 milioni ciascuno firmati con Emirates e Nike, oltre a quello di 13 milioni con la compagnia telefonica qatariota Ooredoo e altre numerose sponsorizzazioni. Un accordo “innovativo” di sponsorizzazione è quello firmato con il Qatar Tourism Authority. Un affare da almeno 150 milioni di euro a stagione fino al 2016 con effetti retroattivi che hanno generato benefici già sul bilancio 2011/12. Per il Psg si tratta di una sorta di promozione pubblicitaria “inedita” del Qatar, che può utilizzare l’immagine del Paris Saint-Germain e dei suoi giocatori per promuovere il Paese in vista dei Mondiali del 2022. Non sarebbe perciò paragonabile alle altre normali sponsorizzazioni attivate dagli altri club di prima fascia.
La Uefa però ha voluto vederci chiaro su questo accordo in ottica fair play finanziario. Come anticipato su Calcio & business il 14 novembre, il club è stato convocato a Nyon la scorsa settimana. La discussione tra l’organo di controllo dell’Uefa e i rappresentanti legali del Psg si è concentrata sul fatto che oltre il 50% dei ricavi del club provengono da affari con “parti correlate”. La Uefa ha chiesto dunque alla società parigina di presentare una sorta di “piano di rientro”, attraverso il quale dimostrare come poter sostituire progressivamente questi ricavi con entrate frutto di contratti con parti indipendenti. Al Psg è stato dato tempo fino al termine di questo anno e l’Uefa prenderà una decisione finale tra febbraio e marzo. La società francese contesta soprattutto la considerazione dell’accordo con Qta, che per il club presieduto da Al-Khelaifi non è un classica sponsorizzazione. La soluzione per questi casi, come altri, secondo i tecnici di Nyon sarebbe quella di un’applicazione degli Ias, i principi contabili internazionali, a tutti i club europei. Le società sarebbero in questo modo obbligate a scrivere in bilancio non il valore formale dei contratti con parti correlate, bensì un fair value, ovvero un valore congruo a prezzi di mercato. In caso contrario, la società di revisione dovrebbe negare la certificazione del bilancio. Dunque, non sarebbe più la Uefa a dover calcolare e provare quanto vale effettivamente un accordo con parti correlare, ma questo onere ricadrebbe sul club che dovrebbe metterlo a bilancio un valore effettivo rischiando in caso contrario anche di essere sanzionato sul piano civilistico e contabile.