Quella che doveva essere nelle pessimistiche previsioni di qualche addetto ai lavori una giornata di divisioni e polemiche in Lega Calcio per l'avvio del processo di commercializzazione dei diritti tv per il triennio 2015/2018, dopo la lettera di sette società, Inter, Juventus, Fiorentina, Roma, Verona, Sampdoria e Sassuolo che chiedevano di rivedere il sistema di vendita attualmente affidato all'Advisor Infront), si è tradotta in una generale condivisione sull'opportunità di cercare il modo di valorizzare il prodotto calcio. Così come aveva previsto Adriano Galliani, arrivando in Lega, non era il giorno della redde rationem, nè delle spaccature, ma le società hanno riconosciuto il comune interesse a far fruttare al meglio quelle risorse che già oggi rappresentano il 60-70% di tutti i loro introiti. "Questo metodo di lavoro è stato accettato e approvato da tutti – ha spiegato uscendo dall'assemblea l'ad della Fiorentina Sandro Mencucci, uno degli autori della lettera – anche perché è un metodo favorevole per tutte e venti le società. Si andrà a studiare e valutare bene quali saranno i diritti per il triennio 2015-2018".
La giornata per la verità non si era presentata benissimo visto che De Laurentiis ha rimesso in discussione addirittura la legge Melandri ("è un aborto, che ci azzoppa tutti") e che è andato via per primo visto l'accantonamento della sua proposta di un quarto sponor sulle divise di Serie A (dopo lo sponsor tecnico e i due ufficiali). Non è stato invece trovato un accordo. L'assemblea si è spaccata esattamente a metà, dieci a dieci. "La Fiorentina ha votato contro – ha fatto sapere Mencucci -. Aumentando il numero degli sponsor riteniamo si svilisca la possibilità di guadagno".
Questo non significa che tutti i problemi siano risolti, ma perlomeno fa ritenere che da oggi incominci un lungo cammino di ricognizioni e che ci sia il tempo e la tranquillità necessaria per disegnare il futuro del calcio. "Come avevamo detto - ha aggiunto Mencucci – non era quindi la nostra una presa di posizione che poteva andare contro l'advisor, ma abbiamo proposto solo un metodo di lavoro, un approccio che è stato condiviso da tutti".
Tra le tante ipotesi si era fatta anche quella della vendita diretta, cioè che la Lega decidesse di fare a meno dell'advisor, il quale peraltro è stato identificato dopo una gara pubblica e offre alle società la sicurezza di un minimo garantito. "No, questa è un'ipotesi diversa che oggi non era all'ordine del giorno. Qualora il mercato non dovesse rispondere – ha sottolineato Mencucci, riferendo il parere unanime dell'assemblea – allora potrebbe essere adottata con la creazione di un canale Lega". Ma le società puntano ad elevare il minimo garantito? "Si vuole vedere cosa offre il mercato: questo è il primo studio che dovremo fare, c'è da valorizzare il prodotto e questo è compito nostro e dell'advisor con noi". Per l'avvio di questo cammino si procederà quindi andando ad ascoltare gli attuali utilizzatori dei diritti, cioè le televisioni. La settimana prossima, per la precisione venerdì 20, in via Rosellini saranno ascoltati i dirigenti di Sky, Mediaset, Rai per un primo confronto. Più M&p Silva la società che commercializza all'estero i diritti tv italiani. "Sarà un'indagine ricognitiva iniziale – ha concluso Mencucci – per capire quelle che sono le prospettive per il futuro".