Le perdite del calcio europeo hanno toccato la cifra astronomica di 1,7 miliardi di euro nel 2011 e gli ingaggi continuano a crescere. Sono alcuni dei dati piu' significativi contenuti nella 'Quinta relazione sulle licenze per club' diffusa dalla Uefa dopo l'analisi, basata su oltre 3.000 comunicati
finanziari, relativa a 679 club delle 53 federazioni affiliate.
Ingaggi ancora troppo alti. L'organismo presieduto da Michel Platini ha reso noto, in particolare, che le perdite complessive si sono triplicate tra il 2007 e il 2011: da 0,6 miliardi di euro si è passati a 1,7 miliardi. Secondo il report, il 63% delle squadre di prima divisione deve fare i conti con perdite operative e il 55% con perdite nette nel periodo preso in considerazione. La Uefa non ha indicato in maniera esplicita i club 'colpevoli' ma ha fatto sapere che 10 società, da sole, hanno prodotto metà delle perdite totali. Nello stesso intervallo, gli ingaggi sono aumentati del 38% (2,4 miliardi di euro).
Ricavi in crescita. Le buone notizie riguardano i ricavi che restano sostenuti: 13,2 miliardi di euro nel 2011 per i club continentali di prima divisione e una crescita del 24% rispetto al 2007. Un dato straordinario, evidenzia la Uefa nel documento di 124 pagine, considerando il periodo di recessione dell'economia. ''Il quadro economico di austerità non semplifica il lavoro dei club ma ha aumentato la consapevolezza sulla necessità di agire senza ulteriori indugi. La crisi economica ha reso più complesso l'accesso alla liquidità in molti paesi e molte società devono convivere con le limitate disponibilita' economiche. Se i comportamenti non cambieranno, per i club aumenteranno i rischi di fallimento'', afferma Andrea Traverso, numero 1 della struttura che si occupa di Licenze e Fair Play finanziario.
Le nuove norme introdotte dalla Uefa ''stimolano lo spostamento degli investimenti dal breve al medio-lungo termine, per evitare che il calcio diventi una competizione riservata a poche squadre''. Per ora, nelle Coppe europee si assiste ad un turnover rassicurante. Tra il 2009 e il 2012, in particolare, 65 diverse formazioni (sulle 96 complessive) hanno partecipato alla fase a gironi della Champions League.
Nel panorama continentale, gli stadi di proprietà sono ancora una rarità. Nel 2012/2013, le squadre iscritte alle coppe europee sono state 232: solo 55 (il 24%) sono proprietarie dell'impianto in cui giocano. Il 53% degli stadi (124) sono gestiti dalla città o comunque dall'amministrazione pubblica. Le rimanenti 53 società si trovano a metà del guado: in alcuni casi (6) il club è co-proprietario, ma in genere il team si limita ad utilizzare la struttura che appartiene ad altri soggetti.
Nonostante la programmazione televisiva sempre più ricca, gli stadi continuano ad essere affollati: nel 2011/ 2012 sono stati popolati da 103 milioni di spettatori, con un aumento del 2,5%. La crescita è stata trainata dai paesi di secondo piano (Serbia +55%, Ungheria +49%, Albania +30%). Tra i campionati 'top' brillano Bundesliga (+5,7%) e Liga (+2%). Per l'Italia, invece, un malinconico -7,6%.