Calciomercato: dal caso Napoli ai “paradisi fiscali” del Sudamerica

Non si è ancora placato il clamore dell’inchiesta sul calcioscommesse che un’altra indagine rischia di travolgere il mondo del pallone: questa volta i riflettori sono puntati sul calciomercato. Gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Napoli, si sono presentati nella sede della Società sportiva calcio Napoli presieduta da Aurelio De Laurentiis a Castelvolturno, in via Allegri a Roma nella sede della Figc (dove vengono depositati i contratti) e presso l’azienda di produzione cinematografica Filmauro sempre nella Capitale. Squadra e dirigenza partenopea erano in quel momento in volo per l’Olanda (dove stasera è in programma la sfida di Europa League contro il Psv Eindhoven).


L’"ispezione conoscitiva" è stata innescata dal pool dei reati da stadio della Procura napoletana, una struttura unica nel panorama italiano nata qualche anno. Il gruppo di lavoro guidato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo intende verificare la regolarità degli affari conclusi nell’ambito del calciomercato dal club di De Laurentiis dal 2008 in avanti. Per questo le Fiamme Gialle hanno portato via una corposa documentazione relativa alle procedure di acquisto e cessione dei diritti relativi alle prestazioni sportive dei calciatori, ai rapporti con gli agenti e alle movimentazioni finanziarie. Ma non solo. I magistrati hanno anche disposto l’acquisizione dei bilanci del club.
Come ovvio, visto che l’inchiesta sta muovendo i primi passi, mancano conferme, ma secondo le prime indiscrezioni nel mirino della Procura ci sarebbero i contratti di tre-quattro calciatori che attualmente non sono più nella rosa del Napoli: big del calibro di Ezequiel Lavezzi, finito al Paris Saint Germain, Walter Gargano passato all’Inter e Fabio Quagliarella, già da due anni alla Juventus, ma anche "carneadi" sudamericani transitati all’ombra del Vesuvio senza quasi lasciare traccia come Cristian Chavez, assistito dallo stesso agente di Lavezzi, Alejandro Mazzoni.
Il Napoli ha affidato la difesa a una nota pubblicata sul sito nel pomeriggio: «In data odierna la Guardia di Finanza ha compiuto un accesso presso gli uffici della Società per acquisire informazioni nell’ambito di un procedimento radicato nel 2007 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e di cui non sono noti i contenuti. Al riguardo si sottolinea che la Società ed i suoi rappresentanti e dirigenti non risultano indagati». Il legale del club Mattia Grassani ha aggiunto che «la contrattualistica del Calcio Napoli sia per il rapporto sportivo che per la cessione dei diritti d’immagine dei calciatori, è, dall’inizio della presidenza di De Laurentiis, sempre stata condotta in maniera rigorosa e nel pieno rispetto delle norme sportive e statuali vigenti e portando a termine tutti gli adempimenti fiscali e contributivi».
In effetti, l’attività istruttoria è stata inquadrata all’interno di un procedimento aperto nel 2007 dopo i disordini di Napoli-Frosinone di serie B del dicembre 2006, disordini in seguito ai quali alcuni esponenti delle frange più estreme del tifo napoletano furono arrestati con l’accusa di estorsione ai danni del club. I documenti acquisiti ieri saranno passati al setaccio dalla Gdf per valutare l’identità dei contratti depositati in Figc con quelli custoditi dalla società. Le cifre saranno poi incrociate con altri elementi già in possesso degli inquirenti. I fronti dei possibili illeciti sono due. Da un lato, c’è quello della tracciabilità dei pagamenti, in quanto le somme versate per le operazioni di calciomercato devono viaggiare su conti dedicati e si dovrà perciò appurare se ci sono stati trasferimenti irregolari, magari estero su estero. Dall’altro lato, si dovrà certificare l’entità di emolumenti e percentuali attribuiti a calciatori e agenti ai fini di possibili episodi di evasione fiscale e contributiva.
Se dovessero emergere indizi idonei a supportare i dubbi degli inquirenti lo screening dei tecnici delle Fiamme Gialle potrebbe comportare la necessità di incrociare i documenti prelevati dal Napoli con quelli delle società controparti, con la conseguenza di allargare a macchia d’olio le indagini ad altri club di serie A e non solo.
Il calciomercato, d’altro canto, rappresenta un territorio che non di rado si è prestato ad assecondare fenomeni di evasione/riciclaggio in virtù della mole di danaro mossa annualmente. Nel 2011 a livello mondiale per i trasferimenti di calciatori sono stati spesi oltre tre miliardi di dollari (2,26 miliardi di euro), frutto di 11.500 affari conclusi. Dal 1° ottobre 2010 per assicurare la trasparenza nel mercato e far rispettare le regole in materia di minori la Fifa ha imposto a tutti i club di far transitare in un sistema informatico centralizzato i dati contrattuali e bancari. Nonostante il Fifa Transfer Matching System, Mark Goddard, general manager del sistema ha ribadito poco tempo fa che il calcio resta «l’ultima area del mondo commerciale in cui grandi quantità di denaro può essere spostato senza la supervisione o regolamentazione». L’informatizzazione del calciomercato globale non ha, infatti, impedito l’esplodere di scandali per pratiche più o meno "disinvolte" legate alla compravendita di atleti. Quest’estate l’Administración Federal de Ingresos Públicos (Afip, l’amministrazione finanziaria argentina) ha avviato un’inchiesta per presunta evasione fiscale sul trasferimento di due giocatori, Jonathan Bottinelli (passato dal San Lorenzo al River Plate) e Ignacio Piatti (ceduto dal Lecce al San Lorenzo), che si è poi subito estesa a decine di club e a centinaia di agenti per commissioni non dichiarate, al punto da indurre il presidente dell’Afip, Ricardo Echegaray, a denunciare che «l’inchiesta riguarda uomini che lavorano nel mondo del calcio, un mondo dove l’evasione è all’ordine del giorno».
L’Afip ha anche stilato una sorta di black list di società di calcio definite come "paradisi fiscali sportivi", stabilendo che gli affari che riguardano giocatori che provengono o sono destinati ad un club "canaglia" devono essere comunicate allegando copia dei documenti e che, in ogni caso, l’operazione viene assoggettata alle imposte sul reddito come se realizzata in Argentina, allo scopo di neutralizzare eventuali trattative sorte esclusivamente per fini di evasione o elusione. È accaduto che in molti casi i giocatori trattati con i club europei venissero fatti figurare come tesserati di queste società, residenti soprattutto in Uruguay e spesso di serie minori (come il Club Deportivo Maldonado o il Boston River), per sfruttare la più bassa tassazione sulle transazioni commerciali. Società nelle quali ovviamente i calciatori non avevano mai militato. In queste triangolazioni "fantasma" sarebbero rimasti implicati anche team inglesi, spagnoli e italiani di prima fascia.

 

(dal Sole 24 Ore del 4 ottobre)