I 20 club della serie A hanno speso nella campagna trasferimenti dell'estate 2012 circa 360 milioni per gli acquisti di calciatori. Le cessioni hanno fruttato, invece, circa 390 milioni. Un quarto dei quali sono stati sborsati dal Psg (nelle operazioni Ibra, Thiago, Lavezzi e Verratti). Il campionato italiano di calcio è stato, infatti, terreno di conquista degli stranieri che hanno prelevato i giocatori di maggior appeal spendendo oltre 150 milioni.
Colpi all'estero low cost. Le tendenze esterofile delle squadre tricolori, d'altro canto, si sono confermate nonostante la crisi. Sono stati acquistati una sessantina di calciatori da inserire nelle rose di prima squadra. I club italiani hanno speso oltreconfine circa 120 milioni di euro. Non sono arrivati però campioni affermati, bensì giocatori di seconda e terza fascia e qualche giovane di belle speranze. Mediamente i cartellini dei nuovi giocatori stranieri sono costati intorno ai due milioni di euro. I colpi all'estero di maggior spessore li hanno messi a segno il Palermo con Dybala (12 milioni al Cordoba), l'Inter con Pereira (10 miloni più bonus al Porto) e la Fiorentina con Borja Valero (7 milioni al Villareal). Se, dunque, la bilancia dei pagamenti arride alla serie A con circa 30 milioni di surplus, il torneo italiano ha subito un depauperamento in fatto di attrattività (almeno nel breve termine).
Juventus e Inter. Premesso che per conoscere le cifre esatte bisognerebbe leggere tutti i contratti di acquisizione delle prestazioni sportive degli atleti tesserati, si può tentare perlomeno di tracciare una linea di demarcazione tra i club che hanno speso e quelli che hanno guadagnato dall'ultima sessione. La difficoltà è acuita dalle comproprietà e dalla presenza di scambi e prestiti gratuiti con futuribili diritti di acquisto mascherati da obblighi. In ogni caso, il saldo del calciomercato estivo 2012 è negativo per la Juventus che ha investito nell'insieme oltre 50 milioni ricavendone una ventina dalle cessioni. Segno rosso anche per l'Inter (spesi circa 45 milioni e incassati una trentina) che con le rescissioni contrattuali è riuscita nell'impresa di abbattere da 190 a circa 145 milioni il tetto ingaggi, portandolo per la prima volta sotto la soglia del 60% del fatturato.
Roma. Si è chiuso in deficit la campagna acquisti anche della Roma americana. Il rosso è intorno ai 20 milioni. Ma la filosofia di rinnovamento che ha giudato le operazioni e l'oggettivo potenziamento dell'organico (Destro su tutti) rendono il segno meno tutt'altro che amaro. Inoltre, aver mantenuto De Rossi rappresenta un colpo "difensivo" non da poco.
Le altre squadre cha hanno speso. Il ritorno nella massima serie ha imposto uno sforzo per arricchire la rosa a tutte le neopromosse. Il Torino ha speso oltre 10 milioni mentre la Sampdoria si è fermata a quasi 9. Il Pescara ha potuto contare sui 12 milioni dell'affare Verratti arrivando alla fine della campagna trasferimenti a un rosso intorno ai 5 milioni. Negativo anche il bilancio della Lazio (che ha speso più di 5 milioni) e quello del Catania (che ha speso circa 8 milioni e ne ha incamerati meno della metà). Il Palermo ha realizzato affari in entrata per circa 26 milioni e in uscita per circa 17 (con deficit finale di 9). Il Cagliari ha fatto registrare movimenti in entrata soprattuto per la risoluzione a proprio favore delle comproprietà (tra cui Dessena, Thiago Ribeiro, Pinilla) per quasi 12 milioni a fronte di entrate pari a poco più di 4 milioni.
Chi ha guadagnato. Il Siena, soprattutto grazie all'operazione Destro, ha ottenuto un surplus di oltre 7 milioni (incassati 28 e investiti 21). Discorso analogo per il Bologna che con la cessione di Ramirez al Suothampton (14 milioni incassati) ha finanziato una campagna acquisti fatta sopratutto di "riscatti" di circa 13 milioni, ottenendo un surplus finale di circa 5. Un risultato netto positivo lo hanno realizzato anche il Parma (attivo intorno ai 4 milioni) che ha ceduto Giovinco alla Juve per 11 milioni e la Fiorentina, che con la cessione in extremis di Nastasic al City ha incassato in totale quasi 30 milioni, utilizzandone una ventina per ripotenziare la squadra (senza cedere alle sirene per il montenegrino Jovetic): un mercato capolavoro, qualitativamente parlando. Ma le squadre regine del calciomercato in termini contabili sono state Genoa e Udinese che attraverso la valorizzazione dei propri giocatori hanno messo a bilancio incassi, rispettivamente per 50 e 33 milioni (una ventina dei quali poi reinvestiti su altri futuri campioni): Handanovic, Isla e Asamoah (che garantiranno altri 18 milioni con il riscatto "obbligato" delle comproprietà il prossimo anno per un incasso finale vicino ai 50 milioni) per i friulani; Destro, Palacio, Veloso e Acerbi per i genoani si sono rivelati autentici "tesoretti".
Napoli e Milan. Un discorso a parte meritano Napoli e Milan. I partenopei nella sessione estiva hanno impegnato circa 25 milioni degli oltre 35 incassati per le cessioni di Lavezzi al Psg e di Gargano all'Inter (anche se per ora formalmente qui si tratta di un prestito a 1,2 milioni). Cifra superiore a quella impegnata dal Milan (poco meno di 18 milioni) che poteva contare però sugli oltre 60 milioni arrivati, sempre dal club qatariota di Parigi, per Ibra e Thiago Silva. Le "plusvalenze" di azzurri e rossoneri, a differenza di quelle di Genoa e Udinese, devono essere calibrate però sulla necessità di mantenere posizioni di competitività indispensabili per accedere ai soldi della Champions e per tener fede alle aspettative delle rispettive piazze. Perciò questi benefici economici (per il Milan vale il discorso fatto per l'Inter sulla "potatura" del monte ingaggi con cifre ancora più consistenti peraltro) andaranno valutati alla luce del rendimento sportivo che le due nuove rose a disposizione di Allegri e Mazzarri sapranno garantire in Italia e in Europa.
Calciomercato in equilibrio. Operazioni sul filo del pareggio, infine, quelle concluse dall'Atalanta (-2 milioni, con un giro d'affari inferiore ai 10 in entrata e uscita) e dal Chievo (+4 milioni con entrate intorno agli 8 milioni).