La Spal come Bosman?

È presto, naturalmente, per capire se la sentenza della Corte di giustizia della Figc che qualche settimana fa ha accolto il ricorso della società ferrarese sul caso fotovoltaico potrà produrre una rivoluzione nel mondo del calcio italiano in qualche modo paragonabile a quella causata dalla decisione presa nel '95 dalla Corte di Giustizia della Ue sulla vicenda del calciatore belga Jean-Marc Bosman. Allora si consentì ai calciatori professionisti europei di trasferirsi gratuitamente a un altro club alla scadenza del contratto. La sentenza della Corte della Figc potrebbe gettare le basi per avviare cambiamenti radicali nella modalità di gestione dei club di serie A, B e Lega Pro.

 

L'investimento. La Spal che oggi versa in condizioni economiche non proprio idilliache ha fatto da pioniere per il mondo del calcio tricolore investendo in un parco fotovoltaico "ArsLab". La realizzazione dei quattro impianti che lo compongono, ciascuno da 3,5 megawatt di potenza, è stata ultimata su una vecchia discarica in disuso alla periferia di Ferrara, in tempo per beneficiare degli incentivi previsti dal terzo "conto energia" del mese di agosto.  Si tratta del più potente insediamento realizzato in Italia su inseguitori (meccanismi che consentono ai pannelli di muoversi seguendo l'orientamento del sole) e del primo caso di progetto industriale (da oltre 50 milioni) finalizzato all'autofinanziamento di una società sportiva. L'idea è nata circa due anni mezzo fa e Spal 1907, impegnata nella Prima Divisione della Lega Pro, ha potuto contare sulla collaborazione di Comune e Provincia e sulla partnership industriale con il Gruppo Turra di Cazzago San Martino (Brescia).

La condanna. Una favola da portare ad esempio? Non per la Disciplinare della Figc che lo scorso 29 novembre ha inflitto 15mila euro di ammenda alla Spal "per aver avviato un'attività commerciale finalizzata alla realizzazione di un impianto fotovoltaico, violando così quanto disposto dalla legge 91 del 1981" e quattro mesi di squalifica a Cesare Butelli e Luca Bena, legali rappresentanti del club. L'articolo 10 comma 2 della legge sul professionismo sportivo, che risale a 30 anni fa, impone, infatti, alle società calcistiche di svolgere "esclusivamente attività sportive ed attività ad esse connesse o strumentali", escludendo ogni altra iniziativa economica. Un bel guaio per club sempre più in affanno e alla ricerca di nuove fonti di finanziamento. Per la verità, gli stessi giudici sportivi rilevano che la legge dell'81 "pur se può sembrare obsoleta, è comunque tuttora vigente e, finchè non sarà modificata, deve essere necessariamente rispettata. Non sfugge il particolare difficile momento che attraversa il mondo del calcio e in particolare quel settore dell'attività calcistica gestito dalla Lega Pro. È innegabile che si debbano trovare delle fonti di autofinanziamento strumentali idonee a garantire i presupposti per lo svolgimento dell'attività sportiva. Appare dunque evidente la necessità di un riesame della normativa vigente e in particolare dei contenuti della legge 91/81".

La reazione della Spal. Il presidente Butelli ha subito dato mandato all'avvocato Mattia Grassani di impugnare la decisione. "Certamente verranno aditi ulteriori gradi di giudizio – ha spiegato Grassani – anche perchè qui non si tratta della ammenda di 15mila euro che chiude la questione. Questa decisione penalizza gli invvestimenti sul vivavio, sui tecnici. L'impossibilità di mettere a bilancio una somma del genere, un milione e duecentomila euro su una budget complessivo di due milioni e mezzo, creerebbe problemi anche con la Covisoc. Scatterebbe il deferimento, arriverebbero le penalizzazione e ci sarebbe il serio rischio della cancellazione. La legge 91 risale a 30 anni fa, a quel tempo non si parlava di diritti tv e ancora meno di fotovoltaico. Se passa questo principio, se un tifoso lascia un albergo alla società, questa non può finanziarsi con i proventi che ne derivano?".

L'assoluzione. L'ammissione di impotenza dei giudici di primo grado deve aver influito sulla scelta della Corte di Giustizia della Figc che venerdì scorso ha ribaltato, come detto, il verdetto di primo grado, annullando multa e squalifiche. Sarà interessante leggere ora le motivazioni della sentenza per capire se, a prescindere dalla riscrittura della legge 81, si apra la strada a un'interpretazione più estensiva della norma che consenta ai club italiani di effettuare investimenti in ambiti non strettamente sportivi. Del resto, individuare nuove norme di finanziamento che liberino le società dalla "teledipendenza" (dai diritti tv attivano due terzi degli introiti delle società della massima serie). Gli inversimenti immobiliari delal'Arsenal in Inghilterra e del Real Madrid in Spagna hanno portato nelle casse dei due club centinaia di milioni di euro. E non c'è stata nessuna commissione Disciplinare a censurarne l'operato.