La Juventus prova ad allargare i propri orizzonti e progetta un’espansione verso l’estero. È questo il piano di Andrea Agnelli per riportare i bianconeri al livello delle big europee, seguendo una strada già tracciata sia da due colossi inglesi (Chelsea e Manchester City) che dalle italiane Udinese, Fiorentina e Inter, seppur in maniera differente. L’intenzione per nulla celata è quella di internazionalizzare il brand nei nuovi mercati, ma non solo: l’ipotesi formulata da Agnelli riguarda quella di un approdo in paesi Europei per rendere più agevole il tesseramento di giocatori non comunitari.
Il presidente della Juventus vuole dunque segnare un cambiamento di rotta per rilanciare le ambizioni del club, come ammesso dallo stesso Agnelli a Globe Soccer: “Per tornare in alto serve un cambio di marcia complessivo. Al mio arrivo abbiamo messo il calcio al centro del progetto. Abbiamo avviato un’autentica calcica al talento, anche se l’ultimo giudizio arriva sempre dal campo”. Un cambio di marcia possibile espandendosi all’estero: “Siamo molto attenti ai mercati della Cina, del Sudamerica e dell’Indonesia – ha proseguito Agnelli -. Bisogna crescere lì per sviluppare il brand”. L’idea di allargare il proprio mercato fuori dai confini nazionali non riguarda però una semplice operazione di marketing: “In Portogallo e in Spagna ci sono condizioni più attraenti per il tesseramento degli extracomunitari, ma al momento è soltanto un’idea”. Frasi che fanno tornare in mente un’ipotesi venuta fuori qualche mese fa, quella dello “sbarco” degli Agnelli in Portogallo: una pista che avrebbe portato ad un ingresso societario nel Boavista, ma tramontata senza mai essere approfondita.
E se da un lato Agnelli punta ad espandersi oltre confine, dall’altro si oppone ad una “esterofilia” dilagante per ciò che riguarda gli investimenti nelle società calcistiche italiane: “Eravamo il campionato dei fuoriclasse e oggi siamo considerati un transito – conclude Agnelli -. Sono contro gli investitori stranieri i cui investimenti risultano poi fini a sé stessi, con progetti che possono sembrare attraenti ma poi non lo sono più. Noi siamo per progetti seri a medio-lungo termine. Gli investimenti devono essere utili a costituire un valore aggiunto”.