La stagione 2016/17 sarà quella della rivoluzione spagnola in ottica diritti televisivi. Il Consiglio dei ministri spagnolo ha infatti approvato il regio decreto-legge riguardo alle misure di commercializzazione dei diritti di sfruttamento dei contenuti audiovisivi dei campionati di calcio professionistici, che prevede la cessione collettiva dei suddetti diritti tra le squadre professioniste della Primera e della Segunda Division. Soraya Saenz de Santamaria, vicepresidente del consiglio, ha confermato la nuova norma con l’obiettivo di stabilire le misure di commercializzazione per i diritti audiovisivi di Liga, Copa del Rey e Supercoppa di Spagna, oltre che i nuovi criteri per la distribuzione dei proventi.
Il regio decreto-legge prevede la distribuzione del 92% dei proventi dallo sfruttamento dei diritti audiovisivi tra le squadre professionistiche. Il 90% di questa cifra andrà alle squadre partecipanti alla Primera division, mentre il restante 10% sarà destinato alle squadre della Segunda. L’8% dei ricavi totali verrà inoltre suddiviso così: il 3,5% per le squadre retrocesse in Segunda, l’1% alla LFP, il 2% alla RFEF e l’1,5% per sportivi di alto livello e calciatori non professionisti (calciatori della Segunda B e donne). Con la collettivizzazione della cessione dei diritti tv, i club spagnoli puntano ad aumentare i ricavi complessivi a un miliardo di euro, a fronte degli attuali 750 milioni.
La parte più importante della nuova norma riguarda però una forma di distribuzione più equa degli introiti audiovisivi. Con la cessione singola dei diritti, infatti, squadre come Barcellona e Real Madrid hanno potuto prendere nell’ultima stagione 140 milioni a testa, scavando un solco rispetto ai 48 milioni dati al Valencia o ai 42 dell’Atletico Madrid. Con la vendita centralizzata dei diritti televisivi, i ricavi saranno suddivisi tra i club sulla base di tre criteri: il 50% in parti uguali, il 25% a seconda dai risultati storici del club e il 25% per importanza della piazza (dato che riguarda dunque il bacino d’utenza).