Il calcio italiano è sempre più teledipendente. Le tre categorie professionistiche, al termine della stagione 2013/14, hanno fatturato un miliardo di euro in totale alla voce diritti televisivi e radio. Un aumento del 2% rispetto all’esercizio precedente, incidendo per il 37% sul valore della produzione aggregato. Si tratta, come prevedibile, della fetta più grande dei ricavi del calcio italiano, ma nessun’altra nazione in Europa dipende – a livello calcistico – dai diritti audiovisivi come l’Italia.
Tv e plusvalenze i ricavi principali. Il calcio italiano, tra i suoi 2,7 miliardi di ricavi, ottiene da diritti televisivi e plusvalenze il 56% dell’intero valore di produzione. In Serie A, con ricavi complessivi pari a 1,8 miliardi, le due voci coprono da sole i due terzi del giro d’affari complessivo. Una dipendenza dai soldi delle televisioni destinata a restare tale anche nei prossimi anni, considerando gli introiti in aumento nel triennio 2015-18, quando alle venti squadre della Serie A andranno 1,2 miliardi di euro.
Serie A il torneo più “teledipendente” d’Europa. Nel confronto con i principali dieci campionati europei, nella Serie A si denota un’incidenza media dei ricavi televisivi superiore di circa il 20%. La Serie A è infatti l’unico campionato ad ottenere oltre metà dei propri ricavi dalla ripartizione dei diritti televisivi. Gli introiti da tv e radio rappresentano il 59% del monte ricavi della Serie A, contro il 39% di media delle principali leghe europee. La Bundesliga, tra le top 5, è quella che ottiene la percentuale minore (il 31% dei suoi ricavi proviene dalle tv), mentre Premier League (45%) e Liga (48%) si mantengono sotto il 50%, pur avendo ricavi maggiori rispetto alla Serie A.