Il regno di Joseph Blatter, che ieri ha annunciato le sue dimissioni dal vertice della Fifa, è durato 17 anni. Meno di quelli del suo padre “putativo”, il brasiliano Joao Havelange, al vertice della Fifa per 24 anni, dal 1974 al 1998. Proprio alla vigilia del mondiale francese, l’8 giugno 1998, Blatter ottenne il suo primo mandato da presidente, salendo sul trono di Havelange. Da cui ieri, ha annunciato che scenderà, pur essendo appena stato eletto per la quinta volta, dimettendosi per il bene del calcio e per lavorare a quelle riforme della governance del calcio mondiale alle quali in questo periodo non ha avuto tempo di dedicarsi. Un’istituzione, la Fifa, che ha amato e ama – ha fatto sapere in una gelida e incredula conferenza stampa a Zurigo – sopra ogni altra cosa. E tuttavia come per il suo predecessore, Havelange, la fine del lungo regno avviene nella mestizia di uno scandalo “annunciato” e fra poco nobili accuse di corruzione. Havelange infatti dal 1998 era stato nominato presidente onorario della Fifa, carica alla quale ha rinunciato due anni fa proprio per il coinvolgimento nelle frodi realizzate dall’Isl, una società di marketing che deteneva in esclusiva i diritti sui Mondiali (fallita nel 2001).
Il dietrofront di Blatter sembra il disperato tentativo di allentare la morsa delle indagni dell’Fbi, scattate con la clamorosa retata all’Hotel Baur au Lac di Zurigo, l’alba del 27 maggio scorso, e delle crescenti pressioni politiche esercitate da Washington e Londra. Una morsa che si è andata stringendo proprio ieri, con le anticipazioni del New York Times a proposito dei sospetti degli inquirenti Usa sul segretario generale della Fifa e braccio destro di Blatter, Jerome Valcke (sarebbe lui il dirigente che avrebbe trasferito 10 milioni di dollari dai conti correnti della Fifa a quelli di Jack Warner, l’ex vicepresidente accusato di aver incassato tangenti dal Sudafrica per i mondiali del 2010). E soprattutto con l’avvio di un’inchiesta parallela della giustizia brasiliana su Ricardo Teixeira, ex presidente della Federcalcio verde-oro, e genero di Havelange, per riciclaggio di denaro sporco e falsificazione di documenti. Le accuse risalgono alla fine del suo ultimo mandato, tra il 2009 e il 2012. L’ex numero uno del calcio brasiliano ha versato su vari conti bancari 147 milioni di dollari, tra il 2009 e il 2012. Teixeira è stato presidente del comitato organizzatore della Coppa del mondo 2014 e nel 2010 e come membro del comitato esecutivo della Fifa, è stato tra i protagonisti dell’assegnazione delle prossime contestate edizioni del 2018 e 2022 a Russia e Qatar. Ma sarebbe un errore dare per scontata un’uscita di scena definitiva di Blatter, il quale ha fatto sapere che continuerà a svolgere le sue funzioni fino alla prossima elezione. Il congresso ordinario della Fifa è in programma il 13 maggio 2016 a Città del Messico. Blatter ha però esortato il Comitato esecutivo ad organizzare un Congresso straordinario «alla prima occasione» (tra dicembre e marzo), «che dovrà essere fatto in linea con gli statuti e dobbiamo dare il tempo sufficiente ai candidati migliori per presentarsi e per la campagna elettorale». Una dichiarazione che sembra lasciare trapelare la volontà, Fbi permettendo, al dirigente svizzero di ritagliarsi un ruolo da mentore del nuovo presidente chiamato a gestire un patrimonio di 1,5 miliardi di dollari e un fatturato che tra diritti tv (2,5 miliardi nel quadriennio 2011-14) e area commerciale (1,6 miliardi) potrebbe avvicinarsi ai 6 miliardi. Ma il cui compito principale sarà quello di sganciarsi dalle vecchie nomenclature e riformare profondamente un sistema che amministra 209 federazioni secondo una logica di trasparenza e democrazia. Il tutto sullo sfondo di un conflitto sempre più plateale tra federazioni emergenti (Russia, Usa, Cina, India, Emirati Arabi) che aspirano ad assumere la guida politico-economica del movimento calcistico globale. Sempre che il presidente Uefa Michel Platini non decida di scendere in campo.
(Dal Sole 24 Ore del 3 giugno 2015)