Varese, Venezia e Reggina dicono addio al calcio professionistico. Le tre società dal nobile passato non hanno presentato la fidejussione richiesta per l’iscrizione al prossimo campionato di Lega Pro e ripartiranno dalla serie D o dall’Eccellenza. Fa rumore, in particolare, la resa della Reggina accompagnata da una polemica. “Dopo trent’anni di straordinari successi, oggi non siamo stati nelle condizioni di perfezionare l’iscrizione al prossimo campionato”, scrive la società guidata dal presidente Lillo Foti in un comunicato. “In tutti questi mesi abbiamo cercato in Italia e all’estero, tra critiche poco sensibili al futuro della squadra, di fornire nuova linfa agli assetti societari. Abbiamo contattato, abbiamo discusso con molte persone, Mimmo Praticò ed altri professionisti del territorio che ringraziamo per la disponibilità all’ascolto nei confronti della Reggina e della città, senza riuscire a varare una compagine sul piano sportivo in grado di affrontare con assoluta tranquillità il prossimo campionato. Forse più coraggio e qualche sacrificio da parte di altri imprenditori avrebbero potuto evitare questo amaro epilogo per il club”. In mancanza di acquirenti, si è resa inevitabile anche la rinuncia all’iscrizione da parte del Venezia: «L’amarezza di dirigenti e dipendenti è tanta. Fino all’ultimo abbiamo lavorato incessantemente producendo tutti gli incartamenti necessari per evitare questo triste epilogo pur consapevoli che i tempi tecnici per la cessione della società fossero strettissimi», scrive il club lagunare, che ringrazia “tutti coloro che ci hanno aiutato a portare a termine questa stagione sportiva fra mille difficoltà”.
A Venezia teneva banco dal febbraio 2011 l’avventura dei russi intenzionati a riportare il club lagunare in Serie A, realizzare un’accademia calcistica giovanile e un nuovo stadio. A comprare la società era stato il magnate immobiliare Yuri Korablin. Ma il “doge” russo he navigare verso orizzonti luminosi è sembrato solo intento a galleggiare tra i canali della Serenissima in attesa degli eventi. Per i lagunari si tratta del terzo fallimento negli ultimi 10 anni.
Per quanto riguarda il Varese, la mancata iscrizione alla Lega Pro era nell’aria da qualche giorno e oggi è arrivata l’ufficialità: “A.S. Varese 1910 comunica ufficialmente di non aver prodotto la documentazione necessaria da presentare alla Covisoc come ricorso alla mancata ammissione al campionato di Lega Pro per la stagione 2015/16. Dopo la ratifica della non iscrizione da parte del consiglio federale del prossimo 17 luglio, la palla passerà al sindaco di Varese Attilio Fontana che potrà avvalersi dell’articolo 52 comma 10 (regolamento Figc) richiedendo l’iscrizione di una nuova società al campionato di Serie D o Eccellenza”. Il Varese 1910, retrocesso dalla serie B al termine della scorsa stagione, è stato schiacciato da un debito prossimo ai 10 milioni di euro. Il club biancorosso non è infatti riuscito a reperire le risorse (esattamente 2.157.000 euro) necessarie per saldare i debiti, pagando gli stipendi dei tesserati di marzo e aprile e saldando i relativi contributi, e presentare la fidejussione. Dopo le cessione della maggioranza delle quote societarie (il 97 per cento delle azioni) avvenuta nello scorso mese di giugno da parte di Nicola Laurenza all’imprenditore libanese Alì Zeaiter, che aveva anche assunto la presidenza del Varese 1910, sembrava che tutti i problemi si fossero risolti. Invece, nel giro di un paio di settimane, Zeaiter ha rassegnato le dimissioni e ha lasciato il cerino nelle mani del vicepresidente Massimo Trainito, il quale, malgrado gli sforzi, non è riuscito a trovare compagni di viaggio disposti a condividere il progetto di rilancio della squadra biancorossa. A questo punto la palla passa al sindaco di Varese Attilio Fontana, al quale si sarebbe già rivolto più di un personaggio disponibile a farsi carico di una ripartenza dalla serie D, naturalmente con una nuova società senza debiti. Per la A.S. Varese 1910, alla quale verrà revocata l’affiliazione alla Figc, non resterà probabilmente che la via della messa in liquidazione, con buona pace dei creditori (la fetta più grossa, per oltre sei milioni di euro, è dell’Agenzia delle Entrate) e dei dipendenti, senza stipendio da cinque mesi. Tutti i giocatori, compresi i 170 ragazzi delle squadre del settore giovanile, saranno svincolati.
La quarta squadra non ammessa è il Real Vicenza, per cui il 17 luglio dovrebbero essere formati tre gironi da 18 team ciascuno per un totale di 51 squadre (con i probabili ripescaggi di Pordenone, Gubbio e Taranto). In pratica mezzo girone della Lega Pro è sparito e un’altra metà (circa 8 società) si presenterà ai nastri di partenza del campionato, il 6 settembre, con penalizzazioni da 1 a 3 punti per i ritardi nei pagamenti degli stipendi e nel deposito della fideiussione. In attesa di capire quel che deciderà la giustizia sportiva, in particolare con Catania e Teramo.