La trattativa per la cessione del Milan sta assumendo sempre più le sembianze di una infinita pantomima. Non si capisce più chi sia a dare le carte e non si conoscono neppure tutti i giocatori. Ogni volta che si avvicina una scadenza, peraltro fissata a mezzo stampa dalle stesse parti, va in scena il consueto balletto di dichiarazioni, indiscrezioni e puntualizzazioni che sposta i termini, cambia le condizioni che fino al giorno prima venivano indicate come tassative e categoriche, e come in un trito e ritrito gioco dell’oca, si torna alla casella di partenza. A esserne danneggiati a parte la credibilità delle parti in causa e di chi tenta faticosamente di raccontarne le vicissitudini finanziarie, sono gli stakeholders primari del mondo del calcio: i tifosi.
Ieri, dopo le dichiarazioni post derby, che già da qualche giorno alimentano la confusione mediatica sulla vicenda, il presidente del Milan, Silvio Berlusconi, ha esternato nuovamente sul famigerato closing aprendo a scenari mutevoli. Ai microfoni di SkyTG24 il patron rossonero ha detto. “Ci sono visti e autorizzazioni che devono essere rilasciati dal governo cinese. Ci hanno dato assicurazione dell’esistenza di questi capitali, ma stanno anche loro attendendo che ci siano queste autorizzazioni. Se non arrivassero in tempo io credo che potremmo spostare il closing di un tempo però limitato, un mese, un mese e mezzo, non di più”.
Il passaggio di proprietà del club alla cordata cinese guidata da Sino-Europe Sports già annunciato, smentito, ri-annunciato, e sospeso in altre occasioni, si allontana ancora. Berlusconi aveva escluso che ci fossero ostacoli. “Abbiamo assicurazioni molto precise e valide anche dalle banche che il 13 si chiuderà”. Salvo poi aggiungere che se per quella data “non si sarà concluso, vedremo cosa fare”. Insomma in settimana lo stesso Berlusconi aveva detto che o si chiudeva entro il 13 dicembre oppure non escludeva l’ipotesi di tenersi il Milan. Berlusconi aveva addirittura posto delle condizioni per la sua permanenza come presidente onorario del club, dal potere di veto su cessioni e schemi, alla possibilità di incedere a livello decisionale. Ieri, invece l’annuncio che la chiusura dell’operazione potrebbe slittare ulteriormente, anche se la cessione del Milan non è in discussione. “È stato molto doloroso rinunciare al Milan, però l’ho sentito come un dovere – ha ribadito infatti Berlusconi -. Nel calcio è cambiato molto, sono entrati i petroldollari, un calciatore, anche avanti di età, lo si paga 94 milioni: una famiglia non può pensare di riportare il Milan nell’Olimpo. L’unica possibilità è quella di rivolgersi ai Paesi emergenti dove ci sono forti capitali”. Alludendo ancora una volta al fatto che se la cosa “non andasse in porto cambieremmo strategia. Punteremmo su un Milan italiano e molto giovane”.
Nella serata di ieri poi Sino-Europe Sports, che fino a pochi giorni fa aveva ribadito che il closing ci sarebbe stato il 13 dicembre, quando con la supervisione di Fininvest è stata anche convocata l’assemblea degli azionisti del Milan per ratificare la cessione, ha emesso una nota: “Ses ringrazia il presidente Berlusconi per le sue parole e conferma il proprio forte impegno a concludere la trattativa nel più breve tempo possibile”.
Dal 13 dicembre si passa ora al “più breve tempo possibile”, che non è dato sapere quando si riterrà esaurito. Un mese? Un mese e mezzo?
La “scusa” ufficiale è legata al ritardo nella concessione da parte del Governo di Pechino delle autorizzazioni per l’esportazione dei 420 milioni di euro necessari a completare l’affare. Ritardo che risulta sempre meno credibile alla luce del fatto che dalla firma del preliminare, il 5 agosto, sono trascorsi ormai quattro mesi. E soprattutto perché la paventata rigidità del Governo nel rilasciare questi visti mal si concilia con un coinvolgimento diretto delle autorità politiche cinesi nell’operazione. Dubbi. Tanti dubbi che si affastellano. E che imporrebbero una vera e definitiva disclosure sulla cessione del Milan. Nel bene dei tifosi, della credibilità del calcio italiano e delle istituzioni che lo governano. Il Milan non è solo un bene della Fininvest e di Silvio Berlusconi. Figc e Lega hanno il dovere di tutelarne la storia, il futuro e l’intera tifoseria, pretendendo finalmente chiarezza.