Sky e Mediaset hanno annunciato la pax televisiva. Il patto prevede che in una prima fase i canali di cinema di Premium diventino visibili nel bouquet della tv di Murdoch e che quest’ultima noleggi frequenze dall’emittente di Berlusconi per lanciare da giugno 2018 una nuova offerta a pagamento sul digitale terrestre con i nove canali di Mediaset e gli eventi sportivi del palinsesto Sky. In una seconda fase, tra novembre e dicembre del 2018, Mediaset potrà riconvertire Premium in una piattaforma da affittare a operatori terzi riducendo i costi di gestione (in tredici anni, secondo le stime, sono stati persi 850 milioni, soprattutto dopo il bagno di sangue dei diritti tv della Champions League 2015/18 pagati quasi 700 milioni senza che abbiano regalato gli abbonati sperati) oppure conferire a Sky l’”hardware” della pay in digitale terrestre (ovvero manutenzione, accesso condizionato, assistenza ai clienti, eccetera, tranne le attività che cozzerebbero contro la normativa Antitrust). È chiaro che questo secondo scenario darebbe di fatto luogo alla resurrezione, dopo la breve stagione della fine del duopolio Stream-Tele+, di una sola emittente pay in Italia.
La pax viene siglata pochi giorni dopo che Mediapro ha versato alla Lega i 50 milioni più Iva (64 in tutto) di anticipo e a poche ore dalla pubblicazione da parte degli stessi catalani dei pacchetti della Serie A per il triennio 2018/21. Formalmente le due aziende si siedono separate al tavolo, ma Roures e Benet sentono puzza di bruciato e temono una qualche strategia per abbassare i prezzi. Ecco perché qualora l’asta non dia l’esito auspicato MediaPro potrebbe sparigliare le carte, rispolverando il progetto di un canale per conto della Lega di Serie A, magari facendo da leva proprio sulla redazione, le attrezzature tecnologiche e sul milione e mezzo di telespettatori di Premium.