Oggi pomeriggio incontro decisivo per lo stadio della Roma. L’amministrazione comunale e i proponenti, il dg della Roma Mauro Baldissoni e il costruttore Luca Parnasi, si vedranno alle 17 in Campidoglio. Ieri, per tutta la giornata i contatti tra le parti sono andati avanti per cercare una soluzione che eviti un epilogo a colpi di carte bollate, e i proponenti potrebbero presentarsi al tavolo con una nuova proposta. Ad oggi sono ancora diverse le opzioni sul tavolo di Palazzo Senatorio. Per percorrere la strada dell’annullamento del pubblico interesse si attendono i pareri legali richiesti all’avvocatura capitolina: in caso questa riscontrasse profili di illegittimità nella delibera approvata dalla precedente amministrazione, parte del M5S è convinta si possa procedere senza incorrere in penali, proponendo parallelamente di realizzare l’impianto in un altro luogo. La seconda strada, probabilmente l’unica per non andare allo scontro è la prosecuzione delle trattative sul progetto attuale per trovare un punto di caduta su una riduzione netta delle cubature, una rimodulazione delle opere pubbliche richieste ed una riperimetrazione dell’area interessata a Tor di Valle. Beppe Grillo, nella Capitale ormai da quattro giorni, rispedisce la palla nel campo comunale: “C’è un Ufficio dell’Urbanistica con gente in gambissima che presto darà delle risposte”. Ma le parole pronunciate ieri in tarda serata pesano ancora come un macigno sull’esito della trattativa: “Si discute sulla collocazione attualmente prevista in una zona a rischio idrogeologico. Nessuno dice di no, diciamo di sì ma in una parte che non sia quella”. A riguardo la posizione dei proponenti è stata netta e non cambia: “Dopo 5 anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle. L’area è sicura dal punto di vista idrogeologico”.
Sta di fatto che in caso dello stop all’attuale progetto, caldeggiato dalla cosiddetta area ortodossa del M5S, il rischio è quella “causa multimilionaria all’orizzonte che la società potrebbe intentare contro il Comune”, come spiegato la scorsa settimana dalla stessa Virginia Raggi. Di qui le ‘cautelative’ chieste dalla sindaca che si sarebbe rivolta per pareri anche al dipartimento Urbanistica. Pallotta potrebbe decidere di rifarsi con una causa da 1 miliardo di euro – anche perché da quando l’iter è partito sono stati già sottoscritti contratti di finanziamento (in particolare con la banca d’affari Goldman Sachs) e stipulati accordi a lungo termine (col colosso mondiale Aeg) per i servizi relativi alla gestione, alla programmazione e all’operatività del nuovo stadio – e potrebbe rivedere il suo impegno nel club. Difficile pensare a una continua immissione di fondi personali per far fronte alle esigenze di cassa (finora ha già versato 78 milioni di euro). Certo, l’alternativa al metter mano al portafogli ci sarebbe: continuare a vendere i pezzi pregiati della squadra realizzando quelle plusvalenze necessarie a far quadrare i conti. Oppure ricapitalizzare, cedendo una parte delle quote a un nuovo socio. Trovarne uno disposto a salire sul carro non è stato facile finora nonostante i tentativi fatti soprattutto sul fronte asiatico. E probabilmente lo sarà ancor di più in mancanza del business legato allo stadio di proprietà.
Ieri sera dopo il match casalingo perso con il Villareal Luciano Spalletti è stato caustico come par suo sulla vicenda: “Le parole di Pallotta sui problemi legati alla realizzazione dello stadio a Tor di Valle? E’ uno che viene a investire da un altro paese, a migliorarlo, a creare presupposti di crescita. Secondo me c’è anche da aspettarsi che prenda e che vada via. Poi ci si accorgerà dopo di quello che abbiamo perso”.