L’annuncio in pompa magna, il giro per Palermo con la carica di presidente assunta “honoris causa” e un finale che non può certo definirsi a sorpresa. Paul Baccaglini non acquisterà il club rosanero, Maurizio Zamparini ha sciolto le riserve e rispedito al mittente un’offerta che lo stesso imprenditore friulano definisce “ridicola”. Era partito alla volta di Londra nella mattinata di giovedì, l’aspirante acquirente con un passato tra radio e televisione in Italia, noto ai più per aver svolto diversi servizi per il programma “Le Iene”. Un viaggio fatto con l’intenzione di concordare con l’advisor dell’operazione la cifra definitiva da presentare a Zamparini. Questo perché la banca inglese di riferimento, a seguito della retrocessione in Serie B del Palermo e di una rivalutazione dei conti societari, ha modificato (al ribasso) la cifra concordata a febbraio per l’acquisizione delle quote.
Andando con ordine: il 24 febbraio Zamparini firma un contratto con il fondo Integritas Capital, nella persona di Paul Baccaglini (socio fondatore ed esecutivo) per la cessione dell’U.S. Città di Palermo. Tale accordo porta alla nomina di Baccaglini nel ruolo di presidente del club, ufficializzata il 6 marzo e ratificata dal consiglio di amministrazione l’indomani. Con la firma apposta sul contratto, Baccaglini e Integritas si impegnano ad acquistare il 100% del pacchetto azionario del Palermo entro il 30 aprile, oltre ad investire sui progetti della società per il nuovo stadio e il centro sportivo. Sempre secondo il contratto, qualora Baccaglini non avesse presentato i fondi nella data stabilita, avrebbe dovuto dimettersi dalla carica di presidente. Senza closing, niente poltrona. Invece quella poltrona è stata sua per altri due mesi, nei quali si sono susseguiti rinvii ed ultimatum, fino a quello che Zamparini ha posto per il 30 giugno. Dieci giorni prima, al termine di un incontro avuto nella casa del patron rosanero, i due hanno concluso la due diligence ratificando l’accordo trovato a febbraio. Un accordo che, stando a quanto comunicato da Zamparini, prevedeva un investimento complessivo da 150 milioni di euro per il club (40 milioni) e per gli impianti da costruire (110 milioni).
Giunti alla data fatidica, Zamparini ha iniziato a credere che l’intera operazione fosse un bluff. Da un lato, un’offerta inferiore a quanto concordato e con rateizzazione quadriennale del pagamento. Dall’altro, nessuna garanzia né sulla solvibilità, né sugli investimenti futuri da effettuare per il club. E qui tornano alla luce dubbi espressi nei giorni immediatamente successivi alla presentazione di Baccaglini, sottolineati dalle mancate garanzie ricevute da Zamparini. Dalla banca che ha curato l’operazione è giunta solamente una lettera d’intenti in cui si dichiaravano disposti a coprire un investimento da cento milioni di euro, ma l’imprenditore al comando del club rosanero da ormai quindici anni non ha visto una lira e ha avviato la programmazione per la nuova stagione a sue spese.
Sua la scelta di Lupo come nuovo direttore sportivo, sua la scelta di Bruno Tedino come allenatore e suoi i via libera agli acquisti di Ingegneri dal Pordenone e Coronado dal Trapani, entrambi prossimi all’ufficializzazione. Questo perché, sebbene il Palermo abbia ancora una “doppia anima”, a Baccaglini spetta solo la rappresentanza della società di fronte ai terzi. Tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, la firma e la rappresentanza legale, invece, rimangono in mano a Zamparini, unico vero plenipotenziario del Palermo. Lo era a marzo, lo è tuttora e lo sarà nelle prossime settimane, quando – a suo dire – porterà una figura di garanzia da inserire in società al posto di Baccaglini, dal quale attende le dimissioni o che in ogni caso verrà destituito dalla carica di presidente. A quasi quattro mesi dal suo insediamento, la Iena si prepara a salutare con un nulla di fatto. Il Palermo rimane a Zamparini e si appresta a ripartire dalla Serie B.