Il Tribunale di Milano ha respinto il reclamo di Mediapro confermando la sospensione cautelare al bando per i diritti tv della Serie A della società spagnola. Il collegio di tre giudici ha confermato l’ordinanza del 9 maggio scorso del giudice Claudio Marangoni, che aveva di fatto annullato il bando accogliendo le istanze di Sky. Una settimana fa la Lega Serie A ha risolto per inadempienza il contratto con Mediapro per la commercializzazione dei diritti tv.
“Leggiamo dalle motivazioni del giudice che la decisione rimanda al provvedimento che l’Agcm ha fatto nei confronti della Lega Serie A il 14 marzo 2018, provvedimento che ha inficiato il bando preparato dalla Lega Serie A del 6 gennaio 2018, poi aggiudicato da Mediapro, ancora oggetto di ricorso al Tar del Lazio. Mediapro avrebbe acquisito un prodotto (quello dei diritti messi in vendita dalla Lega) non conforme a quanto poteva fare dalle regole vigenti”. Così Mediapro commenta il respingimento del proprio reclamo da parte del Tribunale.
A questo punto si corre verso l’assegnazione del 13 giugno dei pacchetti per prodotto con base d’asta a 1,1 miliardi e il rischio, senza accordi commerciali post assegnazione, di dover pagare due abbonamenti per vedere tutti i match della propria squadra del cuore. Le buste con le offerte saranno aperte nella mattinata del 13, con ulteriori colloqui nel pomeriggio fino al massimo alle 20.
“Non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, cioè non si può pensare di massimizzare i ricavi e nel contempo, cosa che può essere anche un desiderio dell’opinione pubblica, avere il calcio free”, ha detto intanto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando, a
margine di una cerimonia a Redipuglia. Malagò ha sottolineato che “questo discorso incide nelle tasche dei signori che sono dei proprietari, sono dei privati che se guadagnano fanno profitti e se perdono ci devono rimettere di tasca propria. Un’altra cosa è che noi spesso guardiamo a dei modelli stranieri dove questo tipo di ‘spezzatino’ delle partite, con tutte le dinamiche che ne conseguono sotto il profilo della visibilità, sono anni che la fanno da padrone. Ed è proprio quello che chiedono i soggetti televisivi al di là della piattaforma che viene utilizzata per rispondere a quella richiesta della lega e delle società per massimizzare i ricavi. Per cui da una parte o dall’altra a qualcosa si deve rinunciare”.