La Gdf ha posto agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta l’ex patron del Bari calcio Cosmo Antonio Giancaspro accusato del crac della Finpoweer srl, società della quale – secondo l’accusa – era amministratore di fatto. Le contestazioni risalgono al periodo compreso fra maggio 2013 e gennaio 2018, data del fallimento. Giancaspro, in concorso con l’imprenditore campano Giovanni Ferrara, legale rappresentante della Finpoweer e indagato a piede libero, avrebbe distratto beni per 3,4 milioni.
L’ex patron del Bari, nel marzo scorso avrebbe cercato di pagare stipendi e contributi previdenziali della FC Bari 1908 con denaro della società Kreare Impresa, “reperito con operazioni sospette, poiché poste in essere – si legge negli atti giudiziari – con soggetti tutt’altro che cristallini”.
È uno dei particolari che emergono dall’ordinanza d’arresto nella parte in cui il giudice spiega che le esigenze cautelari si basano sul pericolo di reiterazione del reato perché Giancaspro “opera ancora nel settore imprenditoriale” e, in particolare, per il suo “ruolo di azionista totalitario e amministratore della FC Bari spa”.
In particolare Giancaspro – ricostruisce il gip – nel marzo scorso, in prossimità del pagamento degli F24 della società sportiva, aspettava che arrivasse nelle casse di Kreare Impresa una somma di circa 3 milioni di euro “da un non meglio individuato ‘Fondo Libanese'”. Avrebbe quindi cercato di creare una società con sede a Londra con conto corrente in una banca a Francoforte per riuscire a far poi transitare il denaro, con “l’ausilio dell’avvocato Giancarlo Lamma”, membro del Cda della FC Bari 1908, “in pochissimo tempo (un giorno) nelle casse della FC Bari”. Operazione della quale Giancaspro avrebbe parlato anche ad un funzionario della Banca Popolare di Bari.
“Per evitare verosimilmente segnalazioni antiriciclaggio – è scritto nell’ordinanza diarresto – un altro soggetto, il siciliano Francesco Taranto, pregiudicato per reati di mafia e riciclaggio collegato a esponenti della ‘Ndrangheta crotonese e direttamente collegato al fondo libanese, avrebbe suggerito di creare tre diverse società europee come schermo”.
“Stando a quelli che sono stati gli esiti delle vicende del Bari Calcio (mancata iscrizione alla serie B e istanza di fallimento) – dice ancora il gip – non vi fu esito positivo”. In una intercettazione tra Lamma e Giancaspro, il primo ipotizza “una procedura attraverso la quale l’istituto bancario tedesco – spiega il giudice – avrebbe concesso un finanziamento al fondo libanese (fino a 200 milioni di euro, ndr), il quale altrimenti, non poteva investire capitali detenuti, per consentire a quest’ultimo di acquisire partecipazioni finanziarie e poi restituire il finanziamento alla banca presumibilmente con i flussi provenienti dai fondi offshore”.
“Se nessuno viene a sapere un c… se io ho questa cosa in mano, – dice Lamma – abbiamo risolto tutti i problemi perché
decido io, chiaramente non dobbiamo passare per nessuno, a quel punto avrei il ruolo istituzionale di presidente del fondo”.