La Corte federale d’appello si pronuncerà mercoledì sul ricorso presentato dal Palermo, retrocesso in Serie C dal Tribunale federale nazionale ed escluso di fatto dai play-off a cui si era qualificato sul campo. Play-off che giovedì vedranno iniziare la finale, con la gara d’andata in programma all’indomani dell’udienza presso la corte della Figc. In realtà, il verdetto era atteso per oggi, ma il presidente Sergio Santoro ha deciso di astenersi appena iniziato il dibattimento per via di alcune notizie (già note da gennaio, ma emerse ieri sulla stampa palermitana) relative ad un’indagine che lo vede coinvolto in un caso di corruzione. Al suo posto è stato “promosso” Paolo Cirillo, già membro del collegio giudicante, nel quale ha fatto invece il suo ingresso Luigi Caso.
Una notizia, quella del rinvio, che non è stata accolta favorevolmente dal Palermo. Il club rosanero, condannato in primo grado alla retrocessione in Serie C, aveva infatti aggiunto alla propria memoria difensiva una sentenza della Cassazione secondo cui il credito Alyssa non può essere considerato fittizio. È attorno a questo credito, infatti, che ruota l’intero castello accusatorio sostenuto dalla Procura federale, la quale si basa sulle deduzioni della Procura di Palermo. Secondo il procuratore capo Pecoraro e l’aggiunto Chiné, la società all’epoca presieduta da Zamparini avrebbe falsificato quattro bilanci per ottenere l’iscrizione ai campionati di Serie A 2015/16 e 2016/17, oltre che al campionato di Serie B 2017/18. Le falsificazioni si baserebbero sulla valutazione della partecipazione in Mepal (che stando alla perizia disposta dai pm andrebbe svalutata di 9,4 milioni) e sulla conseguente plusvalenza generata dalla cessione della stessa per 40 milioni di euro, la quale ha generato un credito considerato fittizio dai pm palermitani e per il quale Zamparini è finito ai domiciliari, misura divenuta esecutiva dopo il verdetto della Cassazione.
Ma la Suprema corte si è espressa anche su un processo parallelo, che ha visto accusati di corruzione il giudice Sidoti (che rigettò l’istanza di fallimento per il Palermo) e l’ex presidente rosanero Giammarva, inizialmente sospesi per un anno dal gip di Caltanissetta e, dopo che il Riesame ha dimezzato la durata della loro interdizione, riabilitati dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dalla Procura nissena. Nelle motivazioni della sentenza, i giudici supremi evidenziano come «non vi siano elementi obiettivi per ritenere che l’operazione sia fittizia, essendo stata articolata sul pagamento effettivo di una prima tranche di 4 milioni di euro del debito, e sulla assunzione di una personale garanzia fideiussoria di Maurizio Zamparini che lo esponeva realmente alle pretese dei creditori». Inoltre, non «può essere ritenuto fondato l’assunto accusatorio del carattere fittizio e dissimulatorio dell’operazione posta in essere per scongiurare la svalutazione del credito vantato dal Palermo nei confronti di Alyssa».
La discussione in merito è stata spostata dunque a mercoledì, ma il finale del campionato di Serie B si deciderà anche in altre sedi della giustizia, sia sportiva che ordinaria. Perché con la retrocessione del Palermo rimarrebbe in ballo l’ultima squadra destinata a finire in Serie C e il Foggia, destinato a far compagnia ai siciliani, al Carpi e al Padova senza passare dai play-out, ha presentato ricorso sia al Collegio di garanzia dello sport del Coni che al Tar del Lazio. In quest’ultima sede, ieri, ha ottenuto una sospensione della delibera del consiglio direttivo di Lega B, che oltre a decidere di rendere esecutiva la sentenza di primo grado riguardante il Palermo, ha anche deciso l’annullamento dello spareggio per decretare l’ultima retrocessa. Uno spareggio che, attuando uno scorrimento della classifica, si sarebbe dovuto tenere tra Foggia e Salernitana. Il verdetto del Tar è stato recepito dalla Lega, che ha sospeso la propria delibera (solo per i play-out) e adesso attende l’11 giugno, quando il collegio amministrativo si riunirà in camera di consiglio per la decisione finale.