Mentre il Palermo ha iniziato la sua nuova avventura in Serie D, la vecchia società che non è riuscita ad iscriversi in Serie B ha sessanta giorni di tempo per presentare un piano di rientro da sottoporre ai creditori. Il club rosanero, controllato dalla Sporting Network di Tuttolomondo, ha avuto il via libera da parte del Tribunale di Palermo per un concordato con riserva. Due mesi per pianificare le soluzioni per saldare (parzialmente o totalmente) i debiti ed evitare il fallimento, che potrebbe portare alla bancarotta.
La quarta sezione civile del Tribunale di Palermo ha deciso di accogliere la richiesta avanzata dal legale della società, l’avvocato Antonio Atria, nel giorno della prima udienza relativa all’istanza di fallimento presentata dalla Procura palermitana. Non l’unica istanza giunta sul tavolo del giudice: sono nove in tutto le richieste presentate per il fallimento del vecchio Palermo, inclusa quella di tutti i calciatori svincolatisi dal club, in attesa delle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno. Contestualmente, sono stati nominati due amministratori giudiziari, l’avvocato Calogero Pisciotta e il commercialista Gabriele Palazzotto.
La massa debitoria dell’U.S. Città di Palermo, stando alla trimestrale chiusa lo scorso 31 marzo, si aggira sui 45,4 milioni di euro. A luglio la Covisoc rigettò la domanda di iscrizione in Serie B per un buco patrimoniale da 8,3 milioni di euro mai ripianato, che il club guidato da Tuttolomondo avrebbe voluto compensare con un credito d’imposta acquisito da un’altra società. Sulla natura di questo credito, però, sono emersi dubbi sia da parte dell’organo di controllo che da parte dell’ispettore nominato dal Tribunale di Palermo, il quale ha definito “fantomatico” il credito acquisito.