Il Chelsea apre le porte ai tifosi, letteralmente. Dopo le proteste dei sostenitori per il progetto Superlega, che ha visto i Blues tra i primi a tirarsene fuori, il club londinese ha deciso di ammettere una rappresentanza della tifoseria all’interno del proprio consiglio di amministrazione (senza potere di voto). Una decisione che, stando a quanto emerge dalla stampa britannica, dovrebbe essere presa anche dagli altri club della Premier League fuoriusciti dalla Superlega. Un dietrofront avvenuto con tutto un seguito di scuse rivolte proprio ai tifosi, ma nel caso del Chelsea il peso dei supporter è rilevante anche per altri motivi. Su tutti, la proprietà di Stamford Bridge e dei naming rights dello stadio, che appartiene ad una non-profit costituita proprio dai tifosi.
“Il Chelsea Football Club annuncia che, a partire dal 1° luglio, ci sarà una presenza di tifosi nelle riunioni del board del club”, è quanto comunicato dalla società di Roman Abramovich. “Tre advisor dei tifosi – prosegue la nota – selezionati attraverso un processo di elezione e selezione, parteciperanno alle riunioni del Cda per garantire che il sentimento generale dei sostenitori sia considerato parte del processo decisionale del club. Il club ora si consulterà con il Fans’ Forum e diversi gruppi di sostenitori non ufficiali per discutere la procedura proposta dal club per la scelta dei tre advisor. I criteri per le candidature e la selezione finale garantiranno che la presenza dei tifosi sia rappresentativa della nostra base di sostenitori in generale e che sia inclusiva e diversificata. All’inizio di ogni stagione verrà effettuata una nuova selezione. I candidati prescelti saranno tenuti a stipulare un accordo di riservatezza e gli advisor non avranno diritto di voto, non parteciperanno dunque ad alcuna riunione relativa a giocatori, staff, Academy e questioni ad esse connesse. Gli advisor parteciperanno a circa quattro riunioni all’anno o, se opportuno, anche di più. Qualora dovessero completare l’anno con successo, avranno diritto a selezionare un ente benefico nel Regno Unito che possa ricevere un contributo da 2500 sterline dal club”.
La notizia è stata accolta positivamente dal Chelsea Supporters’ Trust: “Il Chelsea diventa la prima delle big six a nominare degli advisor dei tifosi e speriamo che questo scongiuri che possa essere presa nuovamente qualsiasi decisione catastrofica. Il Chelsea Supporters’ Trust è stato determinante nell’assicurare che venisse raggiunto questo livello di cambiamento, è stato un obiettivo del Trust sin dal suo inizio e siamo orgogliosi che il nostro club stia mantenendo fede alla propria parola. Il Chelsea Supporters’ Trust vuole sottolineare che la presenza dei tifosi deve essere più di un mero esercizio di presenza e sollecitiamo il club ad ascoltare, consultare e reagire alle istanze dei tifosi. Coloro che sono eletti devono essere rappresentanti di tutti i tifosi e il Chelsea Supporters’ Trust attende di consultarsi col Chelsea Football Club per assicurarsi che siano eletti i migliori rappresentanti. Speriamo che tutti i dettagli del procedimento siano concordati con i tifosi. Questa decisione è un grande passo nella giusta direzione”.
La tifoseria del Chelsea può contare già da tempo su una voce in capitolo: quella riguardante lo stadio. La proprietà di Stamford Bridge è della non-profit Chelsea Pitch Owners, una compagnia le cui quote sono detenute da circa 13 mila tifosi in tutto il mondo, diversi dei quali legati ai Blues in quanto ex calciatori o allenatori. Tra questi, stando a quanto riportato sul loro sito ufficiale, anche Antonio Conte e Jose Mourinho, ma anche leggende del club come John Terry (presidente) e Frank Lampard. Questa società ha rilevato la proprietà di Stamford Bridge nel 1997, così come il nome Chelsea Fc, concesso in leasing al club la condizione di giocare le partite casalinghe nello stadio attuale. Un eventuale trasferimento è possibile solo col voto favorevole del 75% dei soci. Quello che Abramovich non ha ottenuto nel 2011, quando cercò di rilevare la compagnia, ma solo il 61,6% degli azionisti votò a favore. A seguito dell’affare Superlega, inoltre, era stata ventilata l’ipotesi che Chelsea Pitch Owners potesse revocare la licenza di utilizzo del nome e dello stadio al club.