Il 19 dicembre i soci del Barcellona saranno chiamati a votare online, senza urne convenzionali, per il referendum sul finanziamento dell’Espai Barça, in cui i membri decideranno se vogliono confermare il sostegno dato dall’assemblea lo scorso 23 ottobre. Per dar vita al progetto si stima un impegno di 1,5 miliardi di euro, una cifra più che raddoppiata rispetto a quella approvata nel referendum del 2014, pari a 600 milioni di euro. Il piano per la creazione della nuova area dovrebbe durare quattro anni, col Barcellona che ha già valutato possibili soluzioni per giocare in campi diversi dal Camp Nou: allo stato attuale, il club catalano dovrebbe disputare almeno una stagione in un altro stadio. Le ipotesi al vaglio riguardano altri impianti cittadini (come l’Olimpico di Montjuic, in passato usato dall’Espanyol) e non stadi al di fuori dell’area urbana di Barcellona.
«I delegati hanno capito che questa è una grande opportunità per continuare a crescere e competere ai massimi livelli», ha dichiarato il presidente Joan Laporta. «Non è un costo – prosegue – è un investimento. In sette anni sono stati investiti 145 milioni di euro ma è stato realizzato solo il 5% del progetto, capiamo che il nostro obbligo è portare a termine il progetto incorporando miglioramenti che riteniamo necessari per continuare a crescere e competere al massimo livello». Per portare avanti il piano, però, serve l’approvazione dei soci: «Quello che vogliamo – continua Laporta – è che il verdetto sia positivo per il bene del Barça. Il fatto che sia online ci rende più forti per andare avanti nei prossimi anni. Sappiamo che l’approvazione rappresenterà un’eredità per i nostri figli e nipoti».
Per Ferran Reverter, amministratore delegato del Barcellona, l’aumento dei costi previsti per la creazione dell’Espai Barça è dovuto anche alla pandemia di Covid-19: « È un progetto di quattro anni e ci possono sempre essere imprevisti. Ora, a causa della pandemia, i costi di costruzione sono aumentati del 10%. Forse tra un anno non sarà più così». Lo stesso ad blaugrana ha inoltre precisato quali saranno le tempistiche per portare a termine il progetto: «La prima stagione si giocherà al Camp Nou con lo stadio parzialmente chiuso come avveniva a Bilbao; la seconda stagione giocheremo fuori dal Camp Nou e le ultime due giocheremo al Camp Nou con aree parzialmente chiuse. Dobbiamo decidere dove andremo perché non sarà la prima stagione, ma la seconda. Montjuic è un’opzione, ma stiamo anche studiando soluzioni interne. Non giocheremo fuori dalla città o dall’area urbana di Barcellona, non andremo a Girona, per esempio».
Il progetto, stando sempre a quanto dichiarato da Reverter, dovrebbe essere finanziato da Goldman Sachs: «Fanno da agenti e ci portano gli investitori, sono stati i migliori nell’ultima offerta e non penso che cambieremo». Inoltre, il club è già alla ricerca di possibili partner per la cessione dei naming right dell’intera area: «Stiamo negoziando e valutando varie offerte – conclude l’amministratore delegato del Barcellona – sarebbe importante concludere il prima possibile perché darebbe maggiore credibilità al progetto agli occhi degli investitori. Siamo in una fase avanzata e stiamo valutando offerte che vanno dai 10 ai 20 anni».