Se la Catalogna è sull’orlo del baratro finanziazio per il Barcellona non siamo certamente in vista di un default economico-sportivo. Evidentemetne l’avvitarsi della crisi spagnola tra banche e autonomie locali a corto di liquidità non potrà non avere un impatto sulle regine del calcio europeo. Non vedremo più gli acquisti milionari dei Galacticos cui ci aveva abituati Florentino Perez. Quelli ormai possono permetterseli solo gli sceicchi e qualche oligarca sovietico. Ma Real Madrid e Barcellona sono state capaci negli ultimi anni di creare un giro d’affari e un cash flow da record per il calcio del Vecchio continente che le rende entrambe solide e in linea con il fair play finanziario, tanto per intenderci.
Fatturati e debiti. Blancos e Blaugrana, nel 2011, si sono confermate al primo e al secondo posto della graduatoria europea per fatturato, rispettivamente, con 479 e 450 milioni di euro. Generano entrate record che arrivano per 180 milioni dai diritti tv a testa (venduti individualmente), per 123 milioni e 110 dalla biglietteria e per 172 e 156 milioni dagli sponsor e dal settore commerciale. Fatturati che possono reggere dunque il peso dell’indebitamento dei due club, cui pure in passato non è mancato il generoso supporto delle banche iberiche. Il Real, sempre nel 2011, aveva 241 milioni di debiti a lungo termine (di cui 118 con banche) e 343 milioni di debiti di breve termine (di cui solo 48 con banche). Il Barcellona avava 168 milioni di debiti a lungo termine di cui 107 con banche e 410 a breve termine di cui 50 verso istituti di credito. Nell'ottica del fair play finanziario sarà ammesso un livello di indebitamento netto (finanziario) non superiore al fatturato. In ogni caso, il Real ha chiuso il bilancio 2011 con un attivo di 32 milioni (+24 milioni nel 2012). Il Barca con un rosso di 9 milioni (mentre nel 2010 il deficit era stato di 80 milioni).
Gli ingaggi. Se è vero poi che Real e Barca pagano stipendi abbondanti alle loro star, Messi e Cristiano Ronaldo su tutti, parliamo di 216 e 241 milioni (sempre nel 2011), è altrettanto vero che il rapporto salari-fatturato si attesta, rispettivamente, sul 45 e sul 53% (ben al di sotto della quota del 70% tollerata dal fair play). Tanto per fare un raffronto con le big di casa nostra, le tre nobili del calcio italiano, viaggiano sullo stesso livello di mega retribuzioni, ma con fatturati nettamente inferiori alle spagnole: la Juventus ha raggiunto nel 2011 una percentuale del 74%, con ricavi, incluse le plusvalenze, di 170 milioni e salari di 126; il Milan si colloca al 72%, potendo contare su 266 milioni di ricavi spende in premi e ingaggi 193 milioni; mentre l'Inter ha un rapporto salari e premi (180 milioni) / fatturato (262) del 69%. Numeri che da soli spiegano la corsa ai tagli delle rose e del monte ingaggi dell’attuale calciomercato.
Le prospettive della Liga. Detto questo, se la sopravvivenza ad alto livello in Europa di Real e Barca non sarà messa in discussione nel breve-medio termine, il fatto che queste due società assorbano gran parte degli incassi della Liga (circa 900 milioni su 1,6 miliardi di fatturato totale) ha impoveto la Liga dove sette club operano in amministrazione contrallata. Non proprio un bel viatico con la stretta creditizia alle porte e l’economia nazionale in piena recessione.