Giovedì scorso ho dato notizia su questo blog dell'offerta di Erick Thohir per acquisire il pacchetto di controllo dell'Inter. Nel dettaglio, l'offerta è di 260 milioni per l’80% del capitale (poco meno di 300 milioni per il 100%).
In seguito alla pubblicazione del post, il patron nerazzurro ha ammesso, per la prima volta, l'esistenza di una trattativa per la cessione della società. Massimo Moratti non ha nascosto, tuttavia, la sua preferenza – quello che ho definito il piano B – per una cessione graduale: vale a dire, la vendita di un pacchetto iniziale del 20-30%, accompagnata da un piano di progressiva vendita di quote fino a portare nel giro di 2-3 anni gli investitori indonesiani a conquistare il controllo della società. La logica economica, salve le operazioni spiccatamente speculative, ci insegna che generalmente chi mette i soldi vuole comandare.
La tempistica. Massimo Moratti nel week end è stato a Londra. Rientrato a Milano renderà nota la sua decisione. Immaginiamo che non sarà stato facile, visto l'amore che lo lega ai colori nerazzurri. In ogni caso, stiamo parlando di un passaggio storico per il club. Il suo obiettivo resta quello di garantire alla società nerazzurra un rapido ritorno sul palcoscenico internazionale, dotandola delle risorse necessarie per competere in Europa.
La scelta. In questi giorni i consulenti legali e finanziari delle due parti hanno lavorato alacremente all'ipotesi di un accordo. In questa fase sono perciò pochissime le persone (e ci mancherebbe che non sia così, del resto) che conoscono esattamente lo stato dell'arte.
Le informazioni parziali che emergono inducono a credere che Moratti alla fine venderà e che prevalga la linea degli indonesiani, cioè, la possibilità di ottenere subito la maggioranza, introducendo in società i propri uomini di fiducia.
Le questioni aperte. Sono molte, ovviamente, le questioni su cui ci si è confrontati e che le parti stanno definendo. Sui giornali si è parlato molto dei debiti dell'Inter, per esempio. Il bilancio della società al 30 giugno 2012, l'ultimo disponibile, da cui risulta che allo stato patrimoniale l’Inter ha iscritto debiti totali per 458 milioni e crediti per 155. Ora normalmente chi acquisisce una società subentra nei primi come nei secondi in base alla quota che ha comprato. A meno che non si pattuisca il contrario e cioè che Moratti "copra" una parte dei debiti superiori alla sua eventuale quota residua (post vendita) o i compratori paghino più debiti di quanti acquisiti pro-quota. In entrambi i casi il prezzo di vendita dovrà tener conto di questa variabile.
Così come il passivo accumulato nel corso del 2013 (il bilancio si chiude al 30 giugno, ma i risultati sono di fatto già definiti) inciderà sulla valutazione finale. Se il bilancio al 30 giugno 2013, chiuderà con un rosso di 40/50 milioni, come si prevede, l'acquirente dovrà farvi fronte ricapitalizzando in tutto o in parte. Cambierà a seconda di quest'ultimo dato la disponibilità di risorse per la prossima campagna acquisti, considerando che i vincoli del fair play finanziario che l'Inter sforerà, visti i circa 80 milioni di rosso del 2012, non permetteranno di rivoluzionare l'organico (salvi colpi ad effetto) e di appesantire il monte ingaggi.