Equitalia ha risposto alla richiesta dei legali di Diego Maradona di avere accesso agli atti. L’avvocato Angelo Pisani aveva chiesto l’esibizione del presunto accertamento fiscale e della cartella di pagamento (n. B50513702351830) – presupposto iniziale della pretesa milionaria – “con prova certa di relativa relazione di notificazione nonchè i successivi atti interruttivi della prescrizione”.
Ebbene – questa la risposta del direttore generale di Equitalia Sud Spa, Paolo Bernardi – per effetto del Dpr n. 602/73 applicabile al sistema della riscossione, l’esattore deve conservare per cinque anni la matrice o la copia della cartella. Essendo stata depositata all’albo pretorio del Comune di Napoli il 29 ottobre 1992, quella cartella era visionabile fino allo stesso giorno e mese del 1997.
Equitalia spiega comunque che “l’avviso di mora è già noto al signor Maradona in quanto a lui in parte notificato nelle sue proprie mani dopo il 2000 e perchè depositati agli atti di diversi procedimenti giurisdizionali in cui il signor Maradona era parte costituita”. Si tratta del procedimento conclusosi con la sentenza di rito sulla mera inammissibilità del ricorso del Pibe de oro (dopo oltre dieci anni dalla presunta cartella) della Cassazione del 17 febbraio 2005 n. 3231 che ha avuto ad oggetto proprio la notificazione indicata, “statuendone la legittimità con decisione ormai coperta da giudicato” ma contestata dai legali di Diego. Vi è poi, aggiunge l’ente di riscossione, “il procedimento oggi iscritto al n.R.G. 605/2013 pendente di fronte alla Commissione tributaria regionale di Napoli”. Equitalia ritiene che altre richieste dell’avvocato Pisani “esorbitano dall’ambito del diritto di accesso stesso”, a meno che – per effetto della legge sulla trasparenza amministrativa – non sia il “diretto interessato” a prenderne visione e a chiedere una copia di documenti.
Per i legali di Maradona la partita non è chiusa, in quanto senza che gli atti e i titoli originari ed originali siano stati esibiti Diego insiste nel voler capire le modalità di calcolo della pretesa e degli interessi di mora, le modalità di comunicazione, compresi i riferimenti normativi, tali da giustificare il compenso di riscossione applicato e soprattutto se il ruolo e la cartella per cui si procede esistono davvero e se si tratta di un ruolo per il quale vigeva la norma del “non riscosso come riscosso” e se per tale ruolo il concessionario ha presentato domanda di discarico.
Sta di fatto che oggi come oggi, sono accessibili soltanto gli avvisi successivi all’anno 2008 ma non gli altri atti originari della riscossione degli anni 1989/91. Nei cassetti dell’Ufficio di via Bracco si possono ritirare un avviso di mora notificato il 24 settembre 2008 con procedura per irreperibilità; un avviso di mora ed un atto di pignoramento mobiliare del 18 settembre 2009. Quindi ci sono due atti anche dell’ottobre scorso: avviso di mora e pignoramento con irreperibilità, rispettivamente i giorni 18 e 25 tutti tempestivamente impugnati dalla difesa di Maradona.
“Ma come fa Equitalia a sostenere – ha affermato Pisani – che, pur non avendo riscosso nulla e pur continuando a considerare Maradona debitore, non deve dare prova o giustificare la pretesa perchè sono passati più di cinque anni? Con siffatta logica può sparare qualsiasi cifra, incontrollata ed incontrollabile. In Italia chi vuole procedere alla riscossione e soprattutto ad azioni esecutive è obbligato a dimostrare e usare i titoli originari notificati senza i quali gli avvisi di mora sono carta straccia. In due parole è impossibile riscuotere senza mostrare ruolo e cartella, soprattutto quando si chiedono 40 milioni di euro”. Intanto l’Agcom ha archiviato l’esposto di Fi per la puntata di ‘Che tempo che fa’ con il famoso gesto dell’ombrello di Maradona.