Gli ultras censiti in Italia sono 41mila, divisi in 388 gruppi. Un quinto del totale (circa 8.500 supporters) fa parte di una sessantina di gruppi "politicizzati" (45 di estrema destra, 15 di estrema sinistra). È un fenomeno "da seguire con la massima attenzione" perché questa "massa critica" di tifosi "può diventare una vera e propria bomba ad orologeria, utilizzata" nei contesti più disparati dove soffia la protesta, dal movimento dei forconi ai comitati contro i termovalorizzatori e le discariche. L'allarme lo dà Francesco Iannielli, direttore del Servizio investigazioni generali della Direzione centrale della polizia di prevenzione. "Noi – ha spiegato Iannielli intervenendo al convegno Gioco di squadra presso la Scuola superiore di polizia – cerchiamo di seguirli dentro e fuori gli stadi per capirne l'evoluzione. Il rischio è che le curve stimolino nuove radicalizzazioni e la loro politicizzazione prosegue, con il comune denominatore rappresentato dall'odio viscerale contro gli uomini in divisa".
Queste fasce di giovani, secondo il dirigente, "possono diventare anche una formidabile massa di manovra abituata al confronto violento con le forze dell'ordine, da utilizzare per fomentare tensioni di piazza. Agiscono come corpi organizzati dediti allo scontro permanente ed al disordine sociale". La Lombardia è la regione dove sono più numerosi i gruppi ultras (56); segue la Campania (50), la Toscana e la Liguria (42). Le tifoserie di destra sono presenti prevalentemente nella serie A ed in regioni del Nord, come la Lombardia ed il Veneto, oltre che nel Lazio, mentre quelle di sinistra sono presenti anche nelle serie minori e risultano concentrate nelle regioni centrali (Toscana, Umbria, Molise ed Emilia Romagna). Nel Sud si registrano invece "pericolose commistioni con la criminalità". Man mano che gli stadi sono diventati più sicuri, è l'analisi di Iannielli, lo scontro è stato cercato altrove, nelle aree di servizio sui treni, in prossimità degli stadi ed infine nelle piazze delle città ogni volta se ne sia presentata l'occasione. Si evidenzia poi la dimensione internazionale del fenomeno. "Sembra – ha rilevato – che le partite internazionali siano diventate un luogo franco dove gli strumenti preventivi e repressivi di cui ci siamo dotati a livello nazionale non funzionano. Si respira un senso di libertà, di impunità. Da alcune stagioni le partite internazionali sono quelle più esposte al rischio incidenti". Nell'ultimo decennio, approfittando delle nuove tecnologie telematiche, gli ultras italiani hanno stretto amicizie ed alleanze in ambito europeo. Attualmente sono 80 i gruppi di tifosi nazionali che intrattengono rapporti con tifoserie straniere, 24 dei quali con connotazioni estremiste.
I dati raccolti dall'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, relativi alle ultime sei stagioni calcistiche (dal 2007-08 al 2012-13) e riferiti agli incontri dei campionati professionistici(Serie A, B e Lega Pro), spiccano quelli dei tifosi feriti, calati dai 90 della stagione 2007-08 ai 43 della scorsa, come i feriti tra le forze dell'ordine che oramai operano solo fuori degli impianti (136 nel 2007-08 e 33 nel 2012-13). Nel suo intervento, il prefetto Vincenzo Panico, presidente del Casms, il Comitato di analisi per la sicurezza sportiva, ha sottolineato come ''in 7 anni gli incidenti allo stadio sono diminuiti del 60%. Entro marzo sarà pronto un pacchetto di proposte e nuove regole, elaborato dalla task force, che sottoporremo al ministero dell'Interno''.
"I dati dell'inizio di questo campionato indicacampionato indicano segnali negativi: ciò ci deve far scattare l'allarme e spingere alla massima attenzione sul fenomeno", ha aggiunto tuttavia il capo della Polizia, Alessandro Pansa. "Bisogna capire – ha spiegato – se c'è un inasprimento del livello di violenza o si tratta di una parentesi che può es sere gestita con gli attuali strumenti normativi".