Ventisette milioni e ottocentocinquantaseimila. Euro più euro meno è questo lo "sconto" al quale Diego Armando Maradona potrebbe legittimamente aspirare nella sua ultraventennale vertenza con il Fisco italiano aderendo alla "rottamazione" delle cartelle esattoriali varata con la legge di Stabilità 2014. Tutta questione di interessi, del resto. Quelli da ritardata iscrizione a ruolo e di mora (oggi corrono nella misura del 5,2233% annuo) che la sanatoria aperta fino al prossimo 31 marzo (sempre che la proroga dell’originaria scadenza del 28 febbraio, appena inserita nel decreto salva-Roma al Senato, sarà confermata nel passaggio finale alla Camera) permette di "tagliare" dal debito tributario. Un debito che nella vicenda del Pibe de Oro ammonta a complessivi 39,5 milioni di euro, "maturati" in questi lunghi anni di battaglia legale dai 13 miliardi di vecchie lire di presunta evasione contestati nel 1991, quando al fuoriclasse argentino furono notificati avvisi di accertamento Irpef relativi a imposte non versate tra il 1986 e il 1990 sui compensi legati allo sfruttamento dei diritti di immagine. Maradona, dal canto suo, continua a professarsi innocente e si è detto disposto a versare all’Erario al massimo tre milioni, ma potrebbe essere sollevato dall’onere fiscale ridotto a 11 milioni e 687mila euro grazie all’intervento di alcuni tifosi-sponsor, come annunciato dal suo avvocato Angelo Pisani.
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