Come sta la Serie A? Il “ReportCalcio2014” mette in evidenza come l’incremento del valore della produzione nella stagione 2012/13 rispetto a quella precedente del 7,5% derivi da un aumento abbastanza omogeneo in tutti i comparti. L’unica nota negativa viene dai ricavi da sponsor e attività commerciali che, per la prima volta da quattro anni a questa parte, presentano un decremento, sia pur lieve, dello 0,9% (scesi da 343 a 341 milioni). I ricavi legati al solo sponsor ufficiale sono stati pari a 131 milioni.
Il fatturato. Per il resto la ripartizione delle fonti di ricavo resta sostanzialmente invariata. Il fatturato totale dei 20 club della massima serie è stato di 2.307 milioni (contro i 2.146 dell’annata 2011/12). L’analisi condotta da PwC, Arel e Figc evidenzia un’inversione di tendenza nei ricavi da ingresso stadio: una crescita dell’1,8%, dovuta per lo più all’ingresso in Serie A nel 2012-2013 di squadre come Torino, Sampdoria e Pescara, al posto delle retrocesse Lecce, Cesena e Novara. Si arresta invece il calo del peso specifico dei ricavi da diritti media: l’aumento dell’8,1% (da 913 a 987 milioni) è da attribuire principalmente ai risultati positivi ottenuti dai club italiani nelle coppe europee, soprattutto per quanto concerne la partecipazione alla Champions League 2012-2013 (+52%, i proventi televisivi da gare Uefa sono saliti nel 2012/13 a 149 milioni contri i 98 della stagione precedente).
Le plusvalenze. Si conferma invece il trend positivo dei proventi da plusvalenze, che in Serie A sono cresciuti attestandosi a 467,8 milioni di euro, con un incremento del 9,4% rispetto alla stagione precedente e per una crescita media nell’ultimo quinquennio pari al 14,5%. Il ricavo medio per club dalla cessione di atleti è stato pari a 23,4 milioni. Va segnalato che il risultato netto da compravendita dei calciatori (somma di plusvalenze, ricavi da prestiti e da compartecipazioni al netto di minusvalenze, costi da prestiti e oneri da compartecipazioni) è positivo per 406 milioni (+8% rispetto alla stagione precedente). Così come va segnalato che il costo degli ammortamenti (455,8 milioni, +6,5% rispetto alla stagione precedente) risulta inferiore rispetto ai proventi da plusvalenze (467,8 milioni).
I costi. L’incremento dei costi della produzione (+4,1%) è legato principalmente all’aumento del 21,5% degli oneri diversi di gestione – voce che comprende le minusvalenze per cessione di giocatori pari nel 2012-2013 a 67 milioni di euro rispetto ai 53 della stagione precedente – e all’aumento del 4,9% dei costi per godimento di beni di terzi che si riferiscono principalmente ai costi di acquisizione temporanea di calciatori (48 milioni) e alle concessioni d’uso degli stadi. Curioso infine notare come il ridotto aumento dell’1% del costo del lavoro, non sia imputabile agli stipendi dei calciatori e dei tecnici. Infatti il monte ingaggi del personale tesserato della Serie A cala, sia pure di pochissimo, da 1.109,5 a 1.102,5 milioni, mentre cresce da 72,5 a 91,2 milioni il costo degli altri dipendenti delle società. Tuttavia il rapporto fra costo del lavoro e ricavi di vendita scende dal 69% al 65% e quello fra costo imputabile al personale tesserato (stipendi più ammortamenti, pari a complessivi 1558,3 milioni, +1,4%) e ricavi di vendita scende dall’89 all’85%.
L’indebitamento. Il risultato netto dei 20 club di Serie A è stato negativo per 202 milioni (contro un rosso da 280 milioni della stagione 2011/12, con un miglioramento del 28%). Questo risultato ha permesso di irrobustire il patrimonio netto da 208 a 254 milioni (+21%). Il totale dei debiti della Serie A ha sfiorato nella stagione 2012/13 i tre miliardi di euro (2.946 milioni contro i 2.892 di quella precedente, +2% e i 2110 della stagione 2008/09). I debiti finanziari ammontano a 947 milioni, quelli tributari e previdenziali a 251 milioni, quelli commerciali a 489 e quelli verso altre società a 684 milioni. Infine, il parco giocatori del massimo campionato tricolore vale 1.106 milioni (-7,7% rispetto a quella precedente).