La battaglia della Uefa nei confronti delle third-party ownership (TPO), ovvero la proprietà dei cartellini di giocatori da parte di terzi, prosegue nonostante le mosse degli ultimi giorni da parte di fondi di investimento come la Doyen Sports, pronta ad investire in Italia ed in Inghilterra. Nella riunione del Consiglio Esecutivo svoltasi pochi giorni fa a Losanna, la Uefa ha ribadito il proprio parere contrario per principio alla proprietà di calciatori da parte di terzi. Di conseguenza, la Uefa aspetta che sia la Fifa a rilasciare normative internazionali riguardo il divieto di utilizzo delle Tpo nel mondo del calcio. La Uefa, attraverso il PFSC (Professional Football Strategy Council), sarebbe pronta anche ad attuare un proprio quadro normativo per vietare accordi di questa natura, qualora la Fifa non dovesse prendere le misure ritenute adeguate. In questa situazione, verrebbe applicato un periodo transitorio di 3-4 stagioni.
Da uno studio svolto dalla KPMG Asesores per conto dell’Eca, il numero dei giocatori i cui diritti sportivi sono in parte di proprietà di terzi sarebbero 1100. La stima del valore investito da questi fondi è di 1,1 miliardi di euro, circa il 5,7% del valore globale del mercato. La nazione in cui lo strumento delle TPO risulta essere maggiormente diffuso è il Portogallo, col 36% del mercato sotto il controllo dei fondi di investimento, seguito da Spagna e Olanda La pratica inoltre è diffusa in dieci paesi dell’est Europa, dove gli investitori detengono circa il 40% del valore di mercato dei calciatori. Fuori dall’Europa, spicca la situazione del Brasile, in cui investitori terzi hanno partecipazioni in circa il 90% dei giocatori della massima serie.
La questione riguardante i diritti economici dei giocatori da parte di terzi figura, in effetti, da tempo tra le priorità delle discussioni tenute dalla FIFA con la comunità calcistica internazionale che hanno evidenziato la mancanza di un approccio comune riguardo al trattamento delle TPO, benché la maggior parte degli interessati sembri riconoscere che tale pratica possa costituire una minaccia per le competizioni calcistiche. Data la complessità del fenomeno e dei diversi approcci adottati dalla diverse regioni, la FIFA ha commissionato due studi (il primo realizzato dal Centre International d’Etude du Sport, il CIES, e il secondo dal Centre de Droit et d’Economie du Sport, il CDES) con l’obiettivo generale di raccogliere informazioni sulle TPO, nonché sui vari aspetti relativi a questa pratica, e di fornire nuovi dati per future iniziative. La Fifa potrebbe presentare al Congresso di giugno del 10 e 11 giugno a San Paolo delle proposte per arginare ovvero disciplinare l’uso di questi strumenti.